Rinnovi contrattuali: la strada è lunga
Finita la pausa estiva il Governo deve affrontare il nodo dei contratti del pubblico impiego. Dopo la sentenza 178/2015 della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco contrattuale e l’accordo siglato con i sindacati sui nuovi comparti e le nuove arre di contrattazione, non ci sono più freni che tengano. Rimane solo una questione aperta : quante sono le risorse a disposizione e come saranno collocate. Attualmente a disposizione ci sono 300 milioni, ma è una cifra evidentemente irrisoria, tanto che lo stesso Renzi ha ventilato la possibilità di ulteriori incrementi all’interno della prossima legge di stabilità per il 2017, compito difficile visti gli ultimi dati sul Pil non esaltanti. I sindacati chiedono 7 miliardi in totale per il rinnovo. I tecnici hanno calcolato che applicando l’indice IPCA ( il nuovo sistema per quantificare l’entità degli aumenti, fin’ora mai applicato stante il blocco della contrattazione) pari allo 0,7% per il 2015, allo 0,5% per quest' anno , all' 1 % per il prossimo anno, la cifra potrebbe aggirarsi sui 1,2 miliardi di euro per il triennio 2015/2017, con ritocchi minimi, che sulle voci stipendiali fisse si attestano su un aumento medio di 20 euro lordi al mese a dipendente a regime. In realtà gli stipendi dei dipendenti pubblici, fermi dal 2009, in sei anni hanno perso molto del loro potere di acquisto; secondo i sindacati il blocco è costato 35 miliardi . Vero e’ che le retribuzioni pubbliche hanno viaggiato per anni con incrementi di molto superiori a quelle dei privati e quindi il blocco può avere avuto un effetto equilibratore, ma adesso si deve per forza intervenire. Rinnovare i contratti di lavoro può essere uno stimolo per innescare un meccanismo di fiducia per rilanciare i consumi in questa fase di stagnazione. Sono aperte le trattative per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e per 9 milioni di lavoratori privati, fra cui importanti settori come quello metalmeccanico, tessile, dell' edilizia, dell’editoria e delle comunicazioni (in quest' ultimo settore è da rinnovare anche il contratto dei giornalisti); vicino al traguardo è il rinnovo per il settore della pelletteria che dovrebbe portare a casa un aumento di 100 euro medi al mese, ben più alto di qualsiasi cifra ipotizzata fin’ora per il settore pubblico. Un rinnovo contrattuale non è fatto, comunque, solo di soldi, anche se la parte retributiva è sicuramente la più importante. Possono entrare in gioco molti altri fattori, come un ampliamento delle relazioni sindacali, misure di welfare, benefit aziendali, incentivi alla produttività. Nel pubblico impiego sottoposto alla riforma Madia, la riapertura della contrattazione e del dialogo con le organizzazioni sindacali può dare un impulso decisivo al rinnovamento; non dimentichiamo che la precedente riforma Brunetta è rimasta in parte lettera morta proprio a causa del blocco della contrattazione. Per questo assume grande valore il messaggio di apertura che il Premier ha lanciato di recente ai sindacati proponendo “uno scambio nobile”. E’ evidente che il futuro si gioca tutto sull’aumento della efficienza della macchina pubblica, serve la rivoluzione della produttività nei servizi pubblici, e per questo bisogna mettere produttività e merito al centro dei nuovi contratti pubblici. Non è vero che i sindacati non sono d’accordo. La DIRER-SIDirSS si è sempre battuta per avere corretti sistemi di valutazione e merito che consentano di premiare i migliori risultati. Purtroppo ciò non si è verificato ed il salario accessorio nella Pa ha finito per rappresentare “ un elemento scandaloso di de-merito collettivo” ( come dice Oscar Giannino) con la odiosa distribuzione dei compensi a pioggia e gli articoli scandalistici sui giornali ogni volta che viene pagato il premio di risultato per la dirigenza. Molto dipenderà da come saranno distribuite le risorse per il rinnovo contrattuale fra la parte fissa e la parte variabile del salario, considerato altresì che la parte fissa viene decisa in sede di contrattazione nazionale, mentre la parte variabile potrebbe essere incrementata in sede aziendale con i miglioramenti dell’efficienza. Nel privato poi la parte variabile ha la detassazione per l’IRPEF che consente al lavoratore di portare a casa maggiori risorse con i premi di produttività; si potrebbe ipotizzare di equiparare pubblico e privato sul tema tassazione produttività . L’atto di indirizzo del Ministro Madia all’ARAN sarà fondamentale per consentire il buono sviluppo degli accordi contrattuali; aiuterà anche la riduzione dei tavoli contrattuali passati, con la riduzione dei comparti, da 12 a 4 ( amministrazioni centrali, periferiche, sanità, scuola e ricerca ) perché ci sarà una minore dispersione dei criteri e delle regole evitando le tante disuguaglianze del passato. In ogni caso per rilanciare il merito e la produttività e scommettere sul rilancio della efficienza della PA è necessario mettere veramente in atto nuovi meccanismi di valutazione a cominciare dalla definizione del ciclo delle performance, alla individuazione di metriche del risultato, consentendo la trasparenza dei giudizi e la valorizzazione dell' apporto individuale di ogni dipendente pubblico. La strada da fare è ancora molta lunga.
Silvana de Paolis
*Segretario Nazionale DIRER SIDirSS