L’Unità è pronta a chiudere? - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

L’Unità è pronta a chiudere?

Ma se ci sono le elezioni meglio di no...

 

L’Unità chiude. Di nuovo. La notizia serpeggia in redazione ed è ben nota ai vertici del Pd, partito che però attualmente ha ben altri problemi. La direzione di Staino e Andrea Romano non ha responsabilità di questo ennesimo tracollo. Anzi, il passaggio della direzione al celebre vignettista e all’intellettuale di area dem è stato scelto come cura a un male più grande, diffuso e protrattosi eccessivamente nel tempo.

Comunque i conti sono ritornati a "ballare". I debiti negli ultimi anni sono esplosi: a soli sei mesi dal salvataggio avevano raggiunto i 2 milioni di euro, ammessi dalla stessa amministrazione dell’Unità. La situazione è peggiorata. Le copie, purtroppo, si aggirerebbero nell’ordine delle ottomila, ma è una cifra difficile da poter essere ritenuta attendibile a fronte di queste perdite e comunque lontanissima dalla quota obiettivo di ventimila copie, annunciata al momento dell’inizio dell’avventura firmata da Erasmo D’Angelis.

I bene informati dicono che solo una cosa può evitare, almeno nel breve termine, la chiusura del giornale: elezioni anticipate. In questo caso, se cioè si votasse nell’arco di 4-6 mesi, sarebbe veramente controproducente e scoraggiante per i militanti del partito democratico la chiusura del quotidiano di partito entro 3-4 mesi, ovvero la durata di vita più probabile attualmente per l’Unità. Non sarebbe ammissibile un nuovo fallimento alla vigilia o nel pieno di una campagna elettorale. Come sempre a Luca Lotti il compito, se si renderà necessario, di trovare il ‘carburante’ per portare avanti l’avventura.

Il punto di equilibrio tra conti, qualità giornalistica ed effettivo mercato di un quotidiano di partito in un’epoca caratterizzata dalla fine dei partiti, sia solidi che leggeri, è difficile da trovare. Andrea Romano pare ci stia provando con grande impegno, ma la strada è in salita.