Vaticano, l'Apsa gli è costata la Pell
In una settimana, due figure-chiave delle finanze del Vaticano sono uscite di scena. Per motivi diversi e distanti, ma con l' effetto inevitabile di ridisegnare le strutture chiamate a gestire le riforme economiche di papa Francesco. Il 20 giugno era saltato Libero Milone, primo «Revisore generale» dei conti della Santa Sede.
Ieri, scrive il corriere della sera, è stato costretto a andarsene «in congedo» il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l'Economia: un ufficio creato ad hoc per lui nel settembre del 2014 da Jorge Mario Bergoglio. Pell è anche uno dei componenti del cosiddetto «C9», il consiglio di nove cardinali provenienti da tutto il mondo, istituito da Francesco per elaborare le strategie della Santa Sede: un organismo che finora ha funzionato a intermittenza.
Emblematico lo scontro di competenze con l'Apsa, la vera «cassaforte» vaticana guidata dal cardinale Domenico Calcagno, risoltosi con la vittoria di quest' ultimo. L' idea di utilizzare la lingua inglese nei documenti ufficiali del suo ufficio non ha reso più efficienti le procedure. Le ironie si sprecarono quando Pell fece circolare il testo in inglese del decreto di nomina, benedetto dal Papa. E quando pochi mesi dopo affermò che non voleva più casi «come quello di Michele Sindona e di Roberto Calvi», associando la criminalità finanziaria al Vaticano italiano, i malumori crebbero.