Pd a un passo dalla scissione. La minoranza sfida Renzi
Minoranza dem riunita per decidere se lasciare il partito
La possibilità di mantenere il Partito Democratico unito è solo nelle mani del segretario Matteo Renzi. Dall'assemblea della minoranza dem arriva un appello-avvertimento al segretario del partito: convochi una conferenza programmatica, domani durante l'assemblea, fissi le primarie in autunno, si impegni a sostenere il governo Gentiloni, e la scissione non ci sarà. La palla sta nel campo del segretario, insomma, come sottolinea anche Massimo D'Alema.
"Ultimatum non ricevibili", per la maggioranza Pd che risponde con il vice segretario, Lorenzo Guerini: "Questa mattina toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunita' che si confronta e discute". Rincara la dose il senatore renziano, Andrea Marcucci: "D'Alema ha gia' scelto la scissione radunando i suoi. Gli altri seguiranno? Sta a voi Emiliano, Rossi, Speranza, decidere".
Pierluigi Bersani assaltato da Enrico Lucci, ex-Iena vestito da soldato dell'Armata Rossa,
presente a Roma al Teatro Vittoria all'incontro della minoranza dem
Le trattative sono ora condotte direttamente da Matteo Renzi che chiama, uno ad uno, gli esponenti della minoranza. Ieri ha sentito il governatore della Puglia, Michele Emiliano, oggi e' stata la volta di Roberto Speranza. "Mi ha chiamato Renzi - spiega Speranza - gli ho detto che questa scissione c'e' gia' stata" nei contenuti "ma pare che lo vediamo solo noi. Per evitare che, oltre alla scissione sui contenuti, ci sia anche quella formale, Renzi deve rispondere domani alle istanze della sinistra interna: pieno sostegno al governo Gentiloni e congresso nei tempi dettati dallo statuto".
Pd: J-Ax twitta 'Emiliano spacca', lui risponde 'Bella zio'/ Il rapper J-Ax, ascoltando l'intervento di Michele Emiliano alla convention romana con Roberto Speranza e Enrico Rossi, twitta: "Il discorso di Emiliano sta spaccando tutto. Grande". La risposta delgovernatore pugliese, candidato alla segreteria del Pd, arriva poco dopo sul social: "Bella zio! Grazie per avermi ascoltato! Sei grande!". |
D'accordo con lui, Michele Emiliano: "Se Renzi domani all'assemblea del Pd concordera' su una conferenza programmatica a maggio e sulle primarie in autunno e' esclusa l'ipotesi di una scissione". Il governatore pugliese e' apparso il piu' 'morbido' tra i tre candidati anti Renzi. In mattinata, con un post su Facebook, ha assicurato di aver convinto Renzi sulla necessita' di non procedere al congresso-conta in tempi tanto rapidi e di andare a votare nel 2018.
Bersani, pero', lo stoppa: "A dirlo dovrebbe essere Renzi e non Emiliano". Secondo quanto si apprende, pero', il segretario non ha aperto fino ad ora alla possibilita' di spostare il congresso a dopo le amministrative che si terranno tra maggio e giugno. Al teatro Vittoria di Testaccio - popolare quartiere di Roma che "ha scritto la Costituzione" con il sangue versato dagli italiani nel 1943 per le sue strade, come ha ricordato il vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio - sono arrivati in tanti: circa cinquecento posti all'interno, oltre settecento persone all'esterno, come spiegato da Enrico Rossi. E' un successo non scontato per un'assemblea convocata pochi giorni fa, sebbene organizzata sul programma di un'altra iniziativa: la presentazione dell'associazione Democraticisocialisti, del governatore della Toscana.
In platea lo stato maggiore della sinistra dem, da Massimo D'Alema a Pierluigi Bersani, da Guglielmo Epifani a Roberto Speranza, oltre a numerosi deputati, non solo della minoranza, ma anche giovani turchi di rito orlandiano. Soprattutto, ci sono i militanti che mostrano subito una gran sete di sinistra. Le note di Bandiera Rossa, ad apertura della manifestazione, sono accolte da un'ovazione. Tra le bandiere del Pd, ne spunta una completamente rossa, sventolata da un ragazzo. Sullo schermo che fa da sfondo al palco si susseguono le immagini dei bei tempi andati, quelli delle manifestazioni oceaniche in piazza, dei tre milioni di persone al Circo Massimo per dire 'No' all'abolizione dell'articolo 18.