Politica
Pd, autolesionistico star sulle panchine in Piazza Grande a rimirare le stelle
Piazza Grande è l'ultima trovata del duo Nicola Zingaretti e Massimilano Smeriglio. Ma non basta per rifarsi una verginità culturale, politica e sociale
Ci vuole una gran bella faccia tosta per richiamare e riportare la gente, ossia il popolo che dimora, lavora, vive nella società non per i molti ma per i pochi, sulle panchine in Piazza Grande a rimirare le stelle e la rivoluzione intrapresa dal socialista democratico Bernie Sanders che ha pochi giorni fa dato vita alla Internazionale Progressista con l'economista greco Yanis Varoufakis.
Piazza Grande è l'ultima trovata del duo Nicola Zingaretti e Massimilano Smeriglio: idea per la verità rubata al duo Lucio Dalla e Francesco De Gregori.
Ma è tardi, troppo tardi per andare in Piazza Grande. Farlo sarebbe autolesionistico anche se la promessa è cambiata....e noi faremo [non come la Russia comunista che non c'è più] ma come il senatore socialista democratico Sanders che sta letteralmente cambiando con il supporto di giovani e millennials il dna del Partito Democratico ed è pronto a sfidare Donald Trump alle presidenziali del 2020.
Un cambiamento radicale - fatto di idee nuove e di un progetto culturale, politico, economico e sociale della società - quello di Bernie Sanders, che per radicalità, se non è identico, certamente si avvicina molto al for the may, not the few, del laburista Jeremy Corbyn nel Regno Unito.
Entrambi hanno avuto l'intelligenza, la capacità di autocritica e una certa dose coraggio per contrapporsi e ribaltare il dogma - neoliberismo e centro-sinistra senza alternativa - che ha dominato nel Partito Democratico e nel Labour Party: rivoluzione che la sinistra italiana non ha voluto, inteso fare dall'89 in avanti e per questo, forse, non è oggi credibile nonostante tutte le invenzioni - miste a scissioni - di cui è portatrice, come dimostra la debacle del 4 marzo scorso.
La gente, il popolo che dimora e lavora, se e quando gli è consentito, e vive sempre peggio in una società [per i pochi] dominata dall'individualismo, dal consumismo, dal dio-denaro, dalla carriera, si è accorta, ha ben visto e capito quel che la sinistra ha saputo combinare negli ultimi decenni con i governi di centro-sinistra e con il governo tecnocratico di Mario Monti: ha aperto la strada con le deleterie, devastanti politiche di privatizzazioni, soppressione dei diritti sociali (la giusta causa dello Statuto dei Lavoratori), le de-riforme dell'Welfare State, il contrasto all'immigrazione, mutuate in toto dal neoliberismo trionfante, ai populisti che ora definisce tout court autoritari, illiberali, senza un minimo di analisi e autocritica sulla debacle elettorale.
Non basta scimmiottare due apprezzati cantautori e compositori, nè due vegliardi e credibili politici riformisti d'antan, per rifarsi una verginità culturale, politica e sociale.