Pd, Bersani: "Congresso a giugno, legge elettorale e voto nel 2018"
L'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani detta quello che secondo lui dovrebbe essere il timing del Pd e del governo da qui al 2018
L'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani detta quello che secondo lui dovrebbe essere il timing del Pd e del governo da qui al 2018. Senza troppi giri di parole: "E' ora che tutti, dico tutti, dicano parole chiare: io sono per il voto nel 2018, perché il governo governi e da qui a giugno si faccia la legge elettorale e a giugno il congresso", dice Bersani, invitando così il vertice del Pd a fare chiarezza sulle tappe "altrimenti, se non rimettiamo i piedi a terra, i cittadini non capiscono e andiamo nei guai non solo politici ma anche economici e sociali". Quanto alla legge elettorale, per Bersani vanno tolti i capilista bloccati.
"Io, Franceschini, Orlando, Renzi, dobbiamo dire quando vogliamo andare a votare. Da quel momento metti in fila tutto: il governo, la legge elettorale, la manovra, il congresso, tutto. Si mette in ordine tutto. Altrimenti non si esce da questo circuito politico-mediatico e si incasina tutto". Se, come lui auspica, si decide di votare nel 2018, "ne deriva che il governo deve governare e ha una serie di cose da fare, si fanno le elezioni amministrative, si fa qualcosa sui voucher su cui c'è un referendum".
Oltre a ciò "a giugno parte il congresso Pd, che è la prima forza del Paese e deve fare il congresso in modo ordinato da qui a novembre. In una famiglia italiana normale, di cosa credete che si parli? Lavoro, redditi. Uno che guarda il nostro dibattito cosa credete che pensi di noi?" ha proseguito Bersani. "Abbiamo un Paese da governare, possiamo fare questi giochini qui? Ai cittadini sembra che stiamo in un sovramondo. Dobbiamo tornare con i piedi per terra e dire parole chiare, dire quando si vota e dire al Paese e all'Europa cosa si fa, serve un soprassalto di responsabilità".
E a chi come Renzi teme l'effetto che un anno di governo può avere sul rendimento del Pd in campagna elettorale, come fu per il Pd di Bersani al termine del governo Monti, il deputato Pd risponde: "Non è questo il problema. Qui bisogna mettersi tutti con una politica che parte dal Paese, dall'Italia, perché le tue fortune puoi farle solo se interpreti il Paese. Non esiste un destino del Pd a prescindere dal Paese".