Politica

Pd, Letta va oltre Rousseau. Al lavoro sulle agorà democratiche

di Paola Alagia

Democrazia partecipata, i dem imitano (e superano) il M5s

Forme evolute di democrazia partecipata che somiglino alla democrazia diretta. Un atout molto forte per il Movimento cinque stelle. Ma ormai sentito anche fuori dal perimetro pentastellato. Proprio mentre si consuma la crisi del Movimento con la storica piattaforma Rousseau, infatti, anche il Pd sembra sempre più vicino a questo tipo di istanza. Negli anni passati ci aveva provato Renzi con l’esperimento, fallito, dell’app Bob. E ora ci riprova Enrico Letta. Qualche indizio che la direzione possa essere questa è emerso già nel corso del suo intervento in assembla nazionale il giorno cui è stato eletto segretario. Intanto, il vademecum che ha annunciato in quell’occasione - e che ha già inviato a tutti i circoli - è un primo segnale che va verso un rinnovato coinvolgimento dei territori. Ma la traccia più chiara arriva dalle agorà democratiche che il numero uno del Nazareno ha detto di voler lanciare, non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno. Dei novelli meetup, un tempo zoccolo duro del Movimento?  Non proprio, visto che in casa M5s erano per lo più limitati agli attivisti. Il neosegretario, invece, punta ad allargare la base dem. Non saranno quindi spazi (fisici o virtuali oppure entrambe le cose, ndr) limitati ai "tesserati". C’è da dire tra l'altro, come ricorda ad Affaritaliani.it Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione ed ex consigliere di Renzi, che di strumenti di democrazia diretta nel Pd non ne mancherebbero: “Il partito potrebbe ad esempio utilizzare i referendum tra gli iscritti, che esistono ma non sono stati mai impiegati”.

Sul fronte della comunicazione social e dei percorsi di partecipazione attraverso la rete, comunque, il Nazareno ha in gran parte imitato i canoni comunicativi del M5s. Non è da escludere, però, che con le agorà democratiche i dem non riescano alla fine a far meglio dei Cinque stelle. E’ vero che la piattaforma, almeno fino a quando ha funzionato a pieno regime, non è stata solo uno strumento per le votazioni, ma appunto anch’essa una sorta di agorà (seppur virtuale) per discutere e presentare proposte di legge, riforme o delibere comunali. E’ altrettanto vero, tuttavia, che neppure Rousseau è riuscita a risolvere il vero nodo e cioè far seguire al processo di disintermediazione quello di reintermediazione. E, dunque, a gestire fino in fondo i feedback arrivati.

Un’ impresa che potrebbe andare in porto con le agorà democratiche? E’ ancor presto per dirlo. Nicodemo, però, un ragionamento lo azzarda col nostro giornale e spiega: “Una cosa che Letta potrebbe fare è quella di ricostruire il partito come rete di reti diverse”. In che modo? “Individuando una figura che adesso manca e cioè quella degli organizzatori di comunità, in grado di aprire le porte dei circoli e tra i circoli anche a tutto ciò che ruota loro intorno. Pure a chi, in sintesi, fa politica senza una tessera in tasca”.  Insomma, una figura che, occupandosi della comunità, sia in grado di leggerne i bisogni e comprendere le esigenze. “Se l’idea di Letta si avvicina a questo modello – aggiunge l’esperto – allora forse si riuscirà a superare quell’organizzazione piramidale, un po’ ontologica di tutti i partiti, in favore di un’organizzazione a rete”. Che, poi, segnerebbe anche il tramonto di un modello di partito legato alle alterne fortune comunicative dei suoi leader. Su questo conviene Nicodemo: “E’ proprio così. Fino ad ora abbiamo visto forze politiche legate alla leadership senza intermediazione. E, quindi, abbiamo assistito a forti consensi seguiti da crolli verticali. Una struttura a rete, invece, significherebbe il superamento di un simile schema. Altrimenti, continueremo ad assistere a grandi exploit e rovinose cadute”.