Politica

"Unità, dialogo, confronto" la ricetta di Costa per la rinascita del Pd Napoli

Marco Zonetti

Intervista a Massimo Costa, favorito alle elezioni per la segreteria provinciale del Pd napoletano. "Grande fiducia a Renzi e De Luca"

Grande attesa nel Pd napoletano (e nazionale) per le elezioni del nuovo segretario provinciale previste per il 19 novembre prossimo. A sfidare Tommaso Ederoclite di Comitato 30 e Nicola Oddati, candidato vicino al governatore Vincenzo De Luca, troviamo il professor Massimo Costa, dirigente del reparto di Medicina Fisica e Riabilitazione nel più grande nosocomio napoletano, il Cardarelli, e docente del Corso di Laurea in Fisioterapia all'Università Luigi Vanvitelli. 58 anni, sposato, un figlio di 20, Costa è anche dirigente dell'Associazione Italiana Arbitri della FIGC, attività che gli ha insegnato ad avere equilibrio, disciplina e rispetto delle regole. Tre preziosi requisiti che gli saranno indispensabili per far risorgere il Pd napoletano da sempre nell'occhio del ciclone, e che i più maligni sostengono che in realtà non sia mai nato. Con il professor Costa, uomo gentile e riservato, ma piuttosto propositivo e risoluto nell'ambito professionale e nella sua azione politica, abbiamo anche dato uno sguardo alla situazione nazionale del Pd, reduce da un non lusinghiero risultato alle elezioni del 5 novembre scorso. 

Professor Costa, non si può non cominciare dal risultato elettorale in Sicilia e a Ostia. In entrambe le località, il Pd "regge" ma arriva terzo dopo il centrodestra e il m5s. L'astensionismo e il fenomeno del voto disgiunto siciliano sembrano evidenziare un elettorato di Sinistra intenzionato a "punire" il Pd anziché premiarlo alle urne. Lei cosa ne pensa al riguardo?

È un’analisi veritiera della realtà che non va sottovalutata. L’astensionismo da sempre è figlio di una disaffezione alla politica e penalizza le forze di centro sinistra.  C’è anche da dire che, nel caso della Sicilia è venuto fuori anche un elettorato moderato che ha preferito votare Musumeci per non lasciare la Regione in mano al M5S. È un dato che ci fa capire come il nostro elettorato non gradisca quel tipo di politica fatto di insulti e urla e di nessun idea. Non dimentichiamo che la Sicilia è sempre stata una roccaforte del centro destra, per questo motivo non amplificherei il significato del risultato su scala nazionale: è un campanello d'allarme.

Ci vuole grande senso di responsabilità da parte di tutti. Il centro sinistra, a mio avviso, deve ripartire da tre concetti cardine: unità, dialogo e confronto.

È chiaro dunque che con la nuova legge elettorale anche la vocazione maggioritaria del Pd deve essere reinterpretata: il Pd quale perno di una coalizione di centrosinistra che guarda ai moderati e ai partiti di sinistra, ma che non ne sia succube.

Il fenomeno dell'astensionismo rimanda direttamente al suo impegno per donare un nuovo impulso ai circoli al fine di recuperare il contatto diretto con i cittadini. Se dovesse essere eletto segretario, come intende procedere in tal senso?

Nei miei incontri con i militanti ho usato spesso una iperbole: restituire centralità ai circoli territoriali anche sacrificando la sede provinciale. Qualcuno ha provato a strumentalizzare la mia opinione, ma a me è servita per ribadire che un partito senza base e senza spirito di comunità non può esistere. Nel caso in cui dovessi vincere il congresso, la prima cosa che farò sarà una ricognizione sul campo di tutti i circoli per raccogliere istanze, conoscerne le problematiche e stilare una proposta politica inclusiva e aperta che servirà al Pd per un rilancio in tutta l’area metropolitana, coinvolgendo i tanti amministratori locali che sono la linfa vitale del nostro partito. Mi auguro che in questo percorso, anche chi ha fatto scelte diverse in questa fase congressuale, metta a disposizione il suo tempo e le sue competenze per ricostruire il radicamento perso nel corso degli anni.  

La sua attività professionale di medico dello Sport e docente universitario la porta a vivere a stretto contatto con i giovani. Ritiene sia il caso di ripartire anche da loro per rifondare il Partito Democratico napoletano?

Senza ombra di dubbio i giovani democratici sono una risorsa importante per il partito.  Sono un motore inesauribile di forza politica e lo hanno dimostrato sul campo, organizzando ad esempio feste dell’unità anche in territori dove il Pd ha stentato a far valere la sua proposta politica. I giovani hanno dalla loro grande forza, passione, determinazione, entusiasmo, tutti elementi che sono sicuro contageranno l’intero partito.

Lei si definisce un "uomo dell'unità" e si contraddistingue per un approccio inclusivo anziché divisivo, anche nei confronti degli altri candidati alla segreteria. Una linea peculiare la sua, in un clima politico avvelenato...

Come già detto prima, ma ci tengo a ribadire, siamo tutti nello stesso partito e i veri avversari che provano a destabilizzare la tenuta democratica sono fuori dal Pd. Io ho scelto come mio simbolo in questa campagna congressuale i mattoncini lego, perché ritengo, non a caso, che ogni pezzo sia fondamentale per costruire un progetto vincente per Napoli e la sua area metropolitana.

Napoli è una splendida città che purtroppo soccombe ai suoi mali atavici, e molti sostengono che il Pd napoletano non sia mai davvero nato. Pensa che, con lei alla segreteria, possa davvero (ri)nascere questo partito così da provare a rispondere alle istanze dei cittadini?

Napoli è una città con una grande tradizione di centro sinistra, ma negli ultimi anni abbiamo subito gravi e cocenti sconfitte, è inutile negarlo. Gravi sono stati i problemi che non hanno permesso una amalgama tra le due grandi anime del Pd lasciando campo libero a De Magistris.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la città, negli ultimi anni, sta attraversando una grave crisi che riguarda molti settori, dai sevizi essenziali come trasporti, disabili, refezione scolastica, raccolta differenziata che non decolla, al rischio default del Comune, senza dimenticare che l’atteggiamento ostruzionistico del sindaco ha fatto perdere a Napoli importanti occasioni di sviluppo e rilancio. Penso a Bagnoli e allo stato di abbandono delle periferie.  Fortunatamente la città è in grado di auto-difendersi dal fallimento amministrativo con lo straordinario patrimonio culturale, architettonico e umano di cui dispone. Farei attenzione a non strumentalizzare il boom dei turisti in città piuttosto mi impegnerei a governarne il processo.

Diventando segretario dovrà necessariamente interagire con il governatore De Luca, che appoggia uno dei due candidati, mentre l'altro è considerato un renziano di ferro. A tal proposito, cosa ne pensa di De Luca e Renzi, e soprattutto di quest'ultimo in rapporto ai risultati elettorali poco lusinghieri e alle critiche che gli piovono un po' da tutte le parti? 

Oggi De Luca è la massima espressione politica e istituzionale del Pd in Campania e fuori dubbio che è interesse di tutti noi che riesca, con la sua azione di governo a fare della Campania un modello trainante di tutto il Mezzogiorno. Per questi motivi io l’ho sostenuto convintamente fin dalla sua discesa in campo già nel alle elezioni del 2010.

Per quanto riguarda il segretario Matteo Renzi, l’ho ascoltato durante la conferenza programmatica di Pietrarsa e credo molto nella spinta propulsiva che è in grado di dare al Pd e a questo Paese. Nei 1000 giorni del suo governo l’Italia è passata dalla recessione alla crescita, questo processo ha un nome e un cognome: Partito Democratico.