Politica
Pd, Oddati: "Alleanza con i 5S. Varare il salario minimo legale"
Pd, intervista Nicola Oddati, ex coordinatore della segreteria nazionale con Nicola Zingaretti
Intervista di Affaritaliani.it a Nicola Oddati, componente della direzione nazionale e del comitato politico del Partito Democratico, coordinatore del progetto delle agorà democratiche. Oddati è stato coordinatore della segreteria nazionale con Nicola Zingaretti.
Ci spiega esattamente che cos'è Prossima all'interno del Partito Democratico e quali sono i suoi obiettivi?
"Prossima è una rete, un laboratorio politico, che agisce sia in riferimento al Partito democratico che al campo più largo della sinistra e del centrosinistra. Come indica il nome, vogliamo contribuire a costruire un Pd e un centrosinistra meglio capaci di interpretare il bisogno di prossimità e di vicinanza alle persone di quanto non sia avvenuto fino ad ora. Siamo di fronte ad un mutamento epocale e abbiamo bisogno di nuove categorie di interpretazione della realtà. In un mondo che tende a concentrare ricchezza e potere, abbiamo bisogno di redistribuire. Di fronte al tentativo di escludere, abbiamo bisogno di includere. Di fronte alla solitudine, pure in un mondo vorticoso, connesso e affollato, abbiamo bisogno di prossimità, ascolto, empatia. Ci pensi: quante ricchezze produciamo e sperperiamo? Potremmo sconfiggere la povertà e permettere ad ognuno di aspirare alla felicità, e invece generiamo conflitti, miserie, solitudini. Noi vogliamo impegnarci per costruire una sinistra che abbia questa tensione ideale e politica".
Enrico Letta, quando è diventato segretario, voleva cancellare le correnti interne. Ma sono ancora lì, con Base Riformista che spesso ha una linea differente rispetto al segretario. Che fare dunque?
"Il pluralismo è un tratto costitutivo del Pd e attraversa tutta la politica italiana. Solo i partiti personali, che si identificano con il leader, sembrano esserne immuni. Sembrano. E in ogni caso sono partiti senza dibattito e senza democrazia. Ovviamente il pluralismo non deve degenerare in correntismo sfrenato, in posizioni cristallizzate. Io penso che l’antidoto sia la condivisione, il coinvolgimento, il dialogo, il funzionamento degli organismi dirigenti unitari".
Che cosa pensa delle Agorà democratiche di Letta? Sono la strada giusta?
"E' un progetto molto importante, al quale il segretario e tutti noi attribuiamo centralità assoluta. Il nostro obiettivo è mettere in campo un grande esperimento di democrazia partecipata con due finalità importanti: la qualità della democrazia italiana e, in essa, la rigenerazione del Pd e del centrosinistra; il progetto per governare il futuro dell’Italia. Alle agorà attribuiamo il compito di aiutarci a costruire un partito popolare e di prossimità e una politica capace di coniugare anima e strumenti concreti".
Sulle Comunali di ottobre, in particolare a Roma, la competizione tra Pd e M5S è fortissima con scambi di accuse tra Gualtieri e Raggi. Di chi è la responsabilità del mancato accordo (non solo a Roma)?
"Le alleanze non si fanno in vitro o per decreto. E quando si fanno così, non portano a nulla di buono. Bisogna andare caso per caso, verificare le situazioni locali, ascoltare il territorio. È chiaro che a Roma e Torino il rapporto era più difficile dopo la rindacatura di Raggi, che a Napoli era più semplice e la figura di Manfredi ha aiutato, che a Milano c’è ancora un’altra situazione con la ricandidatura forte di Beppe Sala. Discorso a parte per Bologna, dove la forza del Pd è preponderante e Lepore è una garanzia, e in Calabria, dove a mio avviso sarebbe stato giusto insistere su un candidato giovane e radicato come Irto".
Pensa che l'alleanza con i 5 Stelle di Conte sia scontata e inevitabile o il Pd dovrebbe anche pensare a un'altra ipotesi, rilanciando magari la vocazione maggioritaria?
"Penso che bisogna costruire un nuovo centrosinistra, e le agorà possono aiutare a costruirlo dal basso, come fu con i comitati per l’Ulivo sul finire degli anni novanta. E che il centrosinistra, con la leadership del Pd, debba costruire un’alleanza politica ed elettorale con i 5 stelle. La vocazione maggioritaria va interpretata come capacità del Pd di parlare a tutti e di saper rappresentare l’insieme della società italiana".
In tema di legge elettorale, meglio confermare il Rosatellum, tornare al Mattarellum come ha detto Salvini o rilanciare il proporzionale come da accordi con il M5S durante il governo Conte II?
"Io la penso come Letta. Se vogliamo costruire una vera coalizione, occorre una legge in senso maggioritario. Però sulla legge elettorale non bisogna avere posizioni ideologiche e bisogna vedere prima con le forze della coalizione e poi con tutti, quali sono gli scenari ipotizzabili e su cui è possibile realizzare un’intesa parlamentare".
Pensando al Quirinale, non crede che l'unica soluzione per evitare l'impasse sia rieleggere il Presidente Mattarella?
"Il presidente Mattarella ha rappresentato e rappresenta una garanzia per tutti. Non solo la politica, ma i cittadini, si sono sentiti rassicurati e confortati dalla sua figura e dalla sua autorevolezza. Però ora è presto dire cosa succederà. Si deciderà in Parlamento.
Nicola Oddati
Come valuta la governance del Recovery Plan? La scelta del premier Draghi è quella giusta?
"La cosa più importante è spendere bene e presto. Penso che sia giusto avere un collega costante con le istituzioni territoriali, dalle regioni ai comuni".
L'Italia riuscirà a rispettare i tempi e a utilizzare tutti i fondi del PNRR?
"Questo non lo so, però è determinante e decisivo per il futuro dell’Italia e per dare vita ad una rinascita, dopo la crisi più dura che potessimo avere".
Come si risolve il caso della fine del blocco dei licenziamenti? Il governo è stretto tra sindacati e Confindustria, la mediazione di Draghi è la strada giusta?
"Io penso che gli industriali italiani devono comprendere che l’apertura di una stagione di difficoltà e tensioni sociali non giova a nessuno. Prima o poi si dovrà tornare ad una vita normale e anche alle regole pre-pandemia, però è indispensabile prima che riparta la crescita".
Pensa che sia il momento di arrivare anche in Italia a un salario minimo garantito? E come agganciarlo alla proposta di salario minimo europeo?
"Il salario minimo legale è presente in molti paesi europei e l’Unione, con una sua direttiva, si è espressa per un salario uniforme a livello europeo. Io sono favorevole. Penso che ci aiuterebbe a restituire dignità ad ogni lavoro, soprattutto a quelli che sono maggiormente oggetto di sfruttamento salariale. Una delle principali obiezioni viene dal sindacato, che teme così di vedere ridotta la sua capaufivrappresnza e di contrattazione. Tuttavia io penso che possiamo trovare, d’intesa col sindacato, una modalità per tenere insieme il salario minimo orario e la necessità della contrattazione decentrata, che è altrettanto importante, ma che non riesce a tutelare tutti".
Il reddito di cittadinanza andrebbe rivisto? Se sì, come?
"Il reddito di cittadinanza è una misura importante, ma io penso che possa essere esteso e reso una misura di stampo universalistico. Penso anche che siano maturi i tempi di un processo di riduzione dell’orario di lavoro e di una sua redistribuzione verso i giovani, sulla base dell’accordo realizzato in questo senso da Luxottica. Penso ad un processo da fare con i sindacati e le imprese attraverso la concertazione. Alla riduzione di orario si potrebbe agganciare un reddito integrativo di base".