Pd, Orlando candidato spaventa Renzi. Asse con Emiliano dopo le primarie
Pd, Renzi o vince subito o rischia seriamente di perdere la segreteria
"No alla politica della prepotenza" è lo slogan con il quale il ministro della Giustizia, confermando l'anticipazione di Affaritaliani.it (clicca qui), scende in campo ufficialmente candidandosi alla segreteria del Partito Democratico. Con lui certamente l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, Gianni Cuperlo (che non seguirà Bersani nella scissione) e la maggior parte dei Giovani Turchi (ma non Orfini) come Antonio Misiani. Area Dem di Dario Franceschini, invece, salvo colpi di scena o prese di posizione personali, resterà al fianco di Matteo Renzi, proprio come il presidente Orfini.
A questo punto i candidati alla guida del Pd diventano tre: Renzi, Orlando ed Emiliano. Con la discesa in campo del Guardasigilli tra i fedelissimi dell'ex premier inizia a serpeggiare una certa preoccupazione. Il timore è che alle primarie, probabilmente domenica 9 aprile, essendoci tre candidati nessuno riesca a superare il 50 per cento dei voti. In questo caso, statuto alla mano, il segretario verrebbe scelto dall'assemblea anch'essa eletta in base ai voti popolari e ai voti dei gazebo.
L'ansia dei renziani è che se anche l'ex premier dovesse arrivare in testa, magari al 45%, il secondo e il terzo candidato (Emiliano e Orlando, o viceversa) possano accordarsi e far convergere i loro voti in assemblea per portare all'elezione del secondo classificato. Uno scenario forse non probabile, ma certamente possibile. Per scongiurarlo Orfini e Franceschini si sono impegnati fino all'ultimo nel tentativo (risultato alla fine invano) di convincere il ministro della Giustizia a non scendere in campo. In attesa di nuove candidature siamo già a quota tre e, forse, per Renzi non sarà una passeggiata come pensava solo fino a qualche giorno fa.