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Pd tra regionali in Lombardia e Lazio e congresso: Letta convoca la segreteria

I Dem: “Coniugare l’approfondimento sui nodi rimasti irrisolti nel partito, la lettura del voto e della società, con l’esigenza di allargamento"

Pd: lunedì 7 novembre la segreteria Letta discute di regionali e congresso

Le riunioni sulle elezioni regionali, da una parte. Il lavoro sul congresso dall’altra. Sono i due tavoli su cui è al lavoro il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Sul secondo tavolo, il leader dem sta lavorando assieme al suo team per l’avvio del percorso costituente con l’obiettivo di fare bene e presto.

In particolare, Letta e i suoi vogliono “coniugare l’approfondimento sui nodi rimasti irrisolti nel partito, la lettura del voto e di cosa si muove nella società, con l’esigenza di allargamento” che connoterà la fase della chiamata, riferiscono dal Nazareno. Fase che partirà questa settimana e in cui Letta illustrerà le caratteristiche e discuterà con la segreteria gli ultimi dettagli per una consultazione pubblica che coinvolga gli aderenti al percorso costituente e gli iscritti.

La segreteria nazionale del partito è convocata per lunedì, primo passo della consultazione “pubblica, permanente e mirata”, viene spiegato, che interesserà i mesi di novembre e dicembre. Sarà questa consultazione, nelle intenzioni del segretario, a distinguere quello che si apre da tutti gli altri congressi del Pd.

Regionali: per la Lombardia spunta l'ipotesi Guerini

Sulle regionali, Letta vuole stringere i tempi. Il messaggio che viene inviato ai Cinque Stelle è decidere e dire chiaramente se vuole lavorare ad una alleanza larga, "la più larga e unita possibile attorno a un candidato competitivo" o se, al contrario, vuole fare da solo.

Un messaggio che arriva al termine di un vertice che vede seduti allo stesso tavolo il segretario Pd, Enrico Letta, il responsabile Enti Locali, Francesco Boccia, il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, il segretario del Pd Lazio, Bruno Astorre e, da remoto, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma.

La linea del segretario rimane quella di valorizzare il protagonismo dei liveli territoriali del partito, viene riferito dal Nazareno, e cercare la più larga unità possibile fra le forze politiche che, nella regione, hanno governato fino ad oggi.

Più a facile a dirsi che a farsi, perché dal Movimento 5 Stelle è un susseguirsi di messaggi, talvolta diametralmente opposti, tra i livelli locali che si mostrano disponibili a trattare e quello nazionali che frenano.

Giuseppe Conte spiega che nel Lazio c'è stata una esperienza di governo che ha visto Cinque Stelle e Terzo Polo insieme e che giudica positivamente. Dall'altra, però, dice anche che non dimentica quanto accaduto dopo il governo Conte e rimprovera il Pd di aver "sbattutto la porta in faccia" al Movimento.

Quindi, "faremo una riflessione interna". Parole che non chiariscono del tutto la volontà dei pentastellati. E il rischio, dicono fonti del Pd laziale, è che si ripresenti lo scenario visto alle politiche, con il pd stretto dal M5s da una parte e dal Terzo Polo dall'altra. Carlo Calenda ribadisce di non voler stare nello stesso campo dei Cinque Stelle e rilancia il nome di Alessio D'Amato come candidato ideale nel Lazio. Un nome del Pd che piace a molti, ma non a tutti.

Un altro esponente di spicco dei dem che potrebbe essere schierato è il vicepresidente della giunta Zingaretti, Daniele Leodori. Ma un confronto potenzialmente 'fratricidà è quanto vorrebbero evitare i dem.

Per questo si fa anche il nome di Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia di Roma che gode di apprezzamento diffuso nel partito e potrebbe mettere d'accordo le varie anime.

L'insistenza di Calenda su D'Amato, per questa ragione, viene letta da un pezzo di partito come il tentativo di mettere in difficoltà il Pd, provocando un conflitto al suo interno.

Da qui il muro alzato da Zingaretti e da altri esponenti del Pd regionale: "Calenda ieri si è scandalizzato denunciando che Conte decide i candidati del Pd e non era vero. Oggi i candidati del Pd li vuole decidere lui. È un vero peccato. Lotteremo per vincere comunque ma, se si dovesse perdere, la responsabilità sarà anche di questa cultura politica folle che punta sempre a dividere e a favorire la destra".

E se Calenda dice che il campo largo nel Lazio non è mai esistito, il segretario Pd del Lazio, Enzo Foschi, chiede al leader di Azione: "Ma i consiglieri di Azione e Italia Viva in maggioranza e presidenti di commissione nella Regione Lazio non sono nel campo largo?".

Al di là dello scontro con gli alleati, il rischio che si vada divisi alle elezioni è percepito tra i dem: "Il rischio c'è. a meno che non si vada su D'Amato. E siccome i Cinque Stelle continuano a mandarti a quel paese, potrebbe essere quella la strada", osserva una fonte dem.

A complicare le cose è il recente passato: i dme sono ancora scottati dal passo indietro repentino di Calenda dopo l'accordo siglato per le politiche. Per questo la diffidenza nei confronti del leader del Terzo Polo e' diffusa e attraversa le correnti. Una scacchiera complessa, quella del Lazio, che si sovrappone a quella Lombarda.

Perché Carlo Calenda, dicono fonti parlamentari del Pd, vuol tenere insieme i due accordi mentre i dem, o almeno una parte di loro, sarebbero disposti a convergere su Carlo Cottarelli come candidato in Lombardia. Sul nome dell'economista, eletto al Senato con il Pd, il leader di Azione si dice pronto a stringere il patto.

Rimane il fatto che Cottarelli non convince del tutto i big del partito che lo vedono più vicino al Terzo Polo che non ai dem. Un altro nome che viene fatto, e che sta prendendo quota e consenso dentro il partito del Nazareno, è quello di Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, già sindaco di Lodi. Una figura che metterebbe d'accordo tanti nel Pd. ma ci sono da superare le - non poche - perplessità dell'interessato, viene riferito da fonti parlamentari.