Politica

Pd, Valeria Fedeli con Zingaretti. L'endorsement dell'ex renziana

Giuseppe Vatinno

Primarie Pd: ora è possibile un asse Di Maio Zingaretti?

Valeria Fedeli, la rossa ex ministra dell’istruzione che non si dimise nonostante i problemi con la sua laurea ed anche il diploma, ieri sera a Otto e Mezzo è stata tra le più leste a fare pubblico endorsement nei confronti del nuovo vincitore del Pd Nicola Zingaretti.

Lei, ministra renziana contestata da studenti e professori, è però una sindacalista scaltra, abituata a misurare con una sola rapida occhiata i rapporti di forza valutando i pro e i contro e non ha avuto dubbi: l’impero di Renzi è crollato, viva il nuovo imperatore appunto Nicola I da Roma.

Ma l’ “entusiasmo” della Fedeli non sarà certo il primo e neppure l’ultimo a manifestarsi nella galassia Pd; infatti ora il dilemma che assilla la stragrande maggioranza dei deputati e senatori  renziani è un altro: come tornare in Parlamento ora che l’ ex Primo Ministro è definitivamente fuori dai giochi?

Sicuramente assisteremo ad uno spettacolo pirotecnico di flussi di potere che salgono e scendono che non aiuterà certo al recupero della credibilità della politica.

Un altro che cerca casa, per così dire, è Maurizio Martina che ha sempre giocato con ambiguità nel ruolo di “avversario” di Renzi, mentre, da Giovane Turco insieme allo scomparso Andrea Orlando e a Matteo Orfini, lo aveva appoggiato diventandone ministro nel suo governo.

Fiutata l’aria, Martina si è sperticato già prima della sconfitta prevista in lodi all’avversario Zingaretti che non essendo un Robespierre, o per saggezza o per convenienza e conoscenza della Storia, non lo farà fuori.

Ma il risultato delle primarie Pd apre nuovi scenari anche a livello di politica nazionale.

Infatti, la vittoria di Zingaretti permette di tentare di ricostruire un asse con il Movimento Cinque Stelle che potrebbe convenire sia a Luigi Di Maio che al Pd stesso.

Alla luce del fatto che Salvini ha invertito i rapporti di forza usciti dalle urne giusto un anno fa, Di Maio deve prendere provvedimenti anche abbastanza urgenti con le prossime elezioni in Basilicata, e soprattutto Europee, alle porte.

In un disegno politico generale a Di Maio converrebbe replicare lo schema di simmetria del rapporto tra Salvini e Berlusconi e cioè un asse Di Maio Zingaretti che permetterebbe al leader pentastellato di sedersi al tavolo con la Lega in condizioni se non di parità quantomeno di reciprocità.

Finora la forza di Salvini, a parte i temi politici, è stata quella di “proteggersi” con Berlusconi e quindi di vincere su due tavoli: nazionale e regionale.

I Cinque Stelle potrebbero replicare ora lo schema con Zingaretti.

Ma se Berlusconi è debole nei confronti di Salvini così non è Zingaretti nei confronti di Di Maio che, se seguirà questa strada, dovrà trovare nei punti di mediazione con il Pd e Roberto Fico potrebbe essere utile all’uopo, vuoi per la sua origine di sinistra vuoi per il suo alto ruolo istituzionale.

D’altro canto, Zingaretti avrebbe dei vantaggi a creare tale asse (per ora alza il prezzo con la Tav) perché il Pd da solo non ce la farà mai a sconfiggere la destra e un buon primo esperimento concreto potrebbe essere quello di alleanze con liste locali di sinistra alle prossime regionali in Basilicata.

Un segnale che a Salvini arriverebbe forte e chiaro e potrebbe giovare sia al Pd che ai Cinque Stelle.