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Pensioni, aumenti dal 2022. Chi avrà più soldi e quanto. La verità

Pensioni, aumenti dal primo gennaio 2022. Tutte le ipotesi

Pensioni, aumenti dal 2022. Facciamo chiarezza.

Oltre 22 milioni di italiani (22,83 per la precisione) dovrebbero beneficiare dell’aggiornamento dell’assegno pensionistico mensile. Tutto ciò - si legge su https://tg24.sky.it - graverà per circa quattro miliardi di euro sulle casse dell’Inps. L'adeguamento della pensione avverrà sulla base dei prezzi al consumo, che nelle prossime settimane verranno resi noti dall’Istat. A dover provvedere alla rivalutazione degli assegni previdenziali non sarà solamente l’Inps, ma anche gli altri istituti pensionistici.

La rivalutazione della pensione non sarà uguale per tutti, ma varierà a seconda della fascia di appartenenza di ciascun pensionato. Secondo alcune stime circolate in queste ore e stando a quanto riportato da Il Messaggero, è in arrivo un extra di circa 300 euro all’anno per chi oggi incassa intorno ai 1.500 euro al mese (quindi pari a tre volte l’assegno minimo erogato dall’Inps) .

Questo significa che il pensionato vedrà la propria pensione aumentata di 25 euro al mese a partire da gennaio 2022. Ovviamente si tratta di una cifra lorda.

Questi aumenti sono dovuti al fatto che ora diventa necessario compensare l'incremento dei prezzi. Il tasso di inflazione, secondo le rilevazioni dell’Istat, ha toccato l'1,7% a settembre e dunque difficilmente scenderà. Se nel 2020, prima dello scoppio della pandemia, gli assegni previdenziali erano aumentati dello 0,5%, nel 2021 tutto era rimasto invariato.

Il prossimo aumento sui cedolini, quello appunto del 2022, verrà calcolato sulla base del metodo di perequazione che vorrà adottare il governo. Dovrebbe tornare in vigore il sistema a scaglioni, più vantaggioso per il pensionato perché le decurtazioni del tasso di rivalutazione si applicano solo sulle quote di assegno superiori a certe soglie.

Il recupero dell'inflazione sarà al 100% per la parte di pensione fino a 2.000 euro mensili lordi, al 90% per le pensioni che sono 4 e 5 volte il minimo (che corrisponde a 500 euro) e al 75% oltre questa soglia .

Dal 2014 fino a oggi è accaduto che l’ex lavoratore la cui pensione raggiungeva una certa soglia vedeva decurtata la sua rivalutazione sull’intero trattamento pensionistico e non solo sulla parte eccedente.

Al tempo del governo di Mario Monti, il premier aveva congelato per il 2012 e il 2013 l'indicizzazione per tutte le pensioni sopra i 1.500 euro lordi, quindi oltre tre volte il minimo Inps. La Corte costituzionale aveva però bocciato - e in modo retroattivo - questa scelta, e i tagli alle pensioni erano stati in parte rimborsati al legittimo pensionato.

La commissione Lavoro della Camera ha annunciato che proporrà un "contributo al percorso di adeguamento pensionistico" da inserire nella prossima legge di Bilancio. Sono le parole della presidente Romina Mura del Pd, dopo le audizioni di Cgil, Cisl, Uil e Ugl sul capitolo previdenziale. Si tratta di "un obiettivo ambizioso, ma non impossibile, che noi ci poniamo". I sindacati puntano sulla "pensione di garanzia" che colmi i 'buchi' contributivi dei lavoratori discontinui, per garantire "un importo dignitoso dei futuri assegni ai più giovani".