Politica

Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema si risentono

Giuseppe Vatinno

Bersani e D'Alema gelano Calenda e Zingaretti

A volte si risentono. E’ il caso di Pier Luigi Bersani, fuoriuscito dal Pd ed approdato a “cose di sinistra” (Mdp), fa un ragionamento che almeno ha il pregio dell’originalità nella confusione che regna in quella parte politica e che di fatto favorisce il governo giallo - verde, mancando una vera e propria opposizione.

L’idea di Bersani in vista delle Europee è quella di avvicinarsi al populismo dei Cinque Stelle pe r meglio combatterlo, un programma cioè, completamente opposto a quello lanciato da Carl o Calenda che ha sottolineato il carattere fondamentalmente anti-populista e europeista della sua (ennesima) lista.

Bersani dice che fare le cose che propone Calenda porterebbe solo acqua ai movimenti populisti perché l’elettorato reagirebbe all’ennesima proposta dell’élite mentre i Cinque stelle “fanno discorsi spesso fascistoidi ma non sono fascisti”. E questa tesi, occorre dirlo, è coerente con quanto ha affermato già dal 2013; uno dei pochi Pd che insieme a Michele Emiliano cercò un confronto con Grillo intuendo, dal suo punto di vista, il pericolo di una saldatura con la destra non liberale, le famose “mucche ne corridoi”, per riutilizzare il sempre suggestivo lessico bersaniano.

Nel frattempo, nello stesso momento, manco si fossero messi d’accordo, si risente Massimo D’Alema (anche lui MdP) che fa un endorsement per il candidato alle primarie del suo ex partito, Nicola Zingaretti, risultato primo nei circoli. Proposta che è accolta con un clamoroso gelo non solo da parte dei renziani -ed era prevedibile- ma anche con un imbarazzato silenzio da parte dello stesso Zingaretti che teme più i danni che i vantaggi dell’appoggio dell’ex collega di partito, tanto che, tra i più scaltri dei suoi sostenitori, comincia a girare l’idea che D’Alema l’abbia fatto apposta per farlo perdere.