Politica
Politici, auto blu e scorta: "privilegi" che non tramonteranno mai
Sono passati meno di quindici anni dal primo censimento delle auto blu e i numeri sono ancora inquietanti... Il commento
Auto blu e scorta: i privilegi politici
Laura Puppato, all’epoca senatrice del Pd, si distinse nel 2014 per aver depositato “un'interrogazione per conoscere i motivi per cui il cittadino Silvio Berlusconi continua ad essere scortato in Italia da agenti pagati dai contribuenti". Se avesse continuato a occupare lo scranno di Palazzo Madama avrebbe potuto compilare un lungo elenco di “cittadini” che continuano a essere scortati “da agenti pagati dai contribuenti” pur essendo degli “ex”. Si va dagli ex presidenti della Camera (compreso quello che si faceva fotografare in autobus nel giorno dell’insediamento, nel marzo 2018) agli ex presidenti del Consiglio, a molti ex ministri e a qualche ex parlamentare di lungo corso, gli ex presidenti della Consulta, e via elencando.
Chi frequenta le strade di Roma, oltre a scontrarsi con questa marea di “ex” con auto blu e scorta, spesso si stupisce per la fretta che questi piccoli cortei dimostrano, passando con il rosso e a sirena accesa, come se dovessero lottare contro il tempo per raggiungere casa.
Per esperienza diretta, basta dire alla scorta di non accendere sirena e lampeggiante e di non fare la gimkana nel traffico, per trasformare l’auto di servizio in un privilegio almeno un po’ meno clamoroso. Sono dimostrazioni di potere e di arroganza che non fanno bene a chi le ostenta e a chi (i cittadini) le subisce, allargando quella distanza tra Istituzioni (o almeno rappresentanti pro tempore delle Istituzioni) e comunità civile.
Sono passati meno di quindici anni dal primo censimento delle auto blu. Nel corso del suo secondo transito a Palazzo Vidoni, Renato Brunetta scrisse che nel 2010 “eravamo i primi nel mondo con 10mila auto blu per milione di abitanti: circolavano 600mila vetture, con un utilizzo non sempre trasparente”. Escludendo le «targhe speciali», a esempio le auto delle forze dell’ordine e le ambulanze, in giro per le strade del Paese, il numero scendeva a 90mila automobili pagate dai contribuenti. Stima prudenziale, ma sempre abnorme se è vero che gli Stati Uniti ne avevano in tutto 70mila e la Germania 54mila, secondo le stime Codacons. La cifra uscita da Palazzo Vidoni sembra ancora più consistente se si mette nel conto che, tra le realtà escluse dal censimento, ci sono tutte le società pubbliche. Comprese le Poste e la Rai.
Nel dettaglio, Brunetta aveva specificato che le vetture a disposizione dei politici - «auto blu-blu» le ha chiamate - sono circa 10mila; quelle con autista a disposizione dei dirigenti e alti burocrati - «auto blu» - 20mila. Restano 60mila «auto grigie», che risultano essere nei garage della Pa, ma senza autista. Tante. Troppe.
Il ministero della Funzione Pubblica aveva censito anche gli “autisti blu”: in tutto 40mila. Ogni 80 lavoratori pubblici, quindi, c’era un autista. Costo complessivo stimato: 4 miliardi.
All’epoca lo scandalo si rivolgeva soprattutto alle esigenze di una rigorosa “spending review”, che aveva anche suggerito una direttiva, nel 2011, con la quale si riteneva che il contenimento dei costi di gestione delle autovetture di servizio potesse “derivare anche dalla riduzione della potenza, della cilindrata, dei consumi, dei premi assicurativi e delle spese di manutenzione, nonché dalla scelta di allestimenti e modelli con caratteristiche di sobrietà e non eccedenza rispetto alle esigenze di utilizzazione delle autovetture”. La direttiva, inoltre, rinnovava l’invito “alla dismissione del parco autovetture” per preferire, quando possibile, “contratti di locazione o noleggio”.
Le deroghe, con il tempo, furono tante e tali che quando nel 2021 Brunetta è tornato a Palazzo Vidoni dovette immaginare (ci si fermò all’idea, ovviamente) di irrogare sanzioni alle Pubbliche Amministrazioni che non rispondevano al nuovo censimento del parco auto blu. Regioni, Università, Comuni, Autorità, Tribunali (e chi più ne ha più ne metta) si aggiungevano (non sempre in maniera esplicita) alle 25mila auto in dotazione alle amministrazioni centrali dello Stato. Nobile l’intento di Brunetta, modesto il risultato. Anche a guardare le vie di Roma, con il quotidiano pullulare di lampeggianti e sirene.
Un po’ di sobrietà è proprio impossibile? Si potrebbe iniziare dagli “ex”? Quando è finita è finita: c’è un tempo per tornare alla “normalità”, per dimostrarsi, oltre che essere, uguali a tutti gli altri cittadini, archiviando per sempre il motto del marchese del Grillo: “Mi dispiace, ma io so’ io, e voi non siete un cazzo!”.
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