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Politica
Programma elettorale Verdi e SI - Elezioni 2022, le proposte dei "rossoverdi"
Da sinistra: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Europa Verde)

3. L’ITALIA DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Più trasporto pubblico, stop all’inquinamento


Lo smog causa ogni anno in Italia 56 mila morti secondo i dati dell’agenzia europea per l’ambiente. Serve un cambio radicale di investimenti sul trasporto pubblico locale: la sola città di Madrid dispone di 294 km di metropolitane ed in tutta la Spagna sono oltre 1.000 km; in tutta Italia sono solo 234 Km. Non c’è alcun dubbio sul fatto che l’incremento del trasporto pubblico (possibilmente elettrico) porterebbe a un grande miglioramento della qualità dell’aria, nonché a grandi risparmi nel consumo di combustibili fossili (benzina, diesel) per il traffico privato. Per quanto riguarda quest’ultimo, la qualità dell’aria beneficerebbe anche da una diffusione dell’auto elettrica, ferma restando la priorità dell’impegno per il trasporto collettivo. Serve un piano industriale per la mobilità elettrica al 2030 che punti a un obiettivo di veicoli elettrici circolanti di almeno 10 milioni di unità e dotarsi di 100 mila punti di ricarica pubblica. Il sistema di incentivi auto va rimodulato a sostegno dell’acquisto di sole auto elettriche e indirizzando progressivamente gli incentivi alle vetture più efficienti e alle sole utilitarie, solo per la prima auto e modulati in base al reddito. Ribadiamo il nostro no al ponte sullo stretto di Messina opera inutile, inserita in un contesto ad alto rischio sismico ed idrogeologico e che sottrarrebbe 10 miliardi di euro ad opere e infrastrutture socialmente utili.

L’alta velocità ferroviaria si è rivelata utile e potrebbe ancora essere utile su alcune tratte che congiungono grandi centri urbani favorendo spostamenti ad alto valore aggiunto. Non ha alcun senso in aree dove, come la Val Susa, già esistono altre forme di trasporto autostradale e ferroviario sottoutilizzate per mancanza di effettiva domanda di trasporto e dove la popolazione locale ha chiaramente espresso la propria contrarietà. Proseguire sul progetto della linea “Torino-Lione” comporta spese di grande entità, tempi molto lunghi e vantaggi irrisori.

Aiutare la conversione ecologica industriale anche socialmente
Per realizzare la conversione ecologica industriale e renderla socialmente desiderabile è urgente adottare politiche industriali per le produzioni di componenti di veicoli elettrici, riconvertire filiere esistenti e favorire la nascita di filiere di recupero e riciclo delle componenti e dei materiali critici; politiche del lavoro per la riqualificazione degli addetti e favorire la mobilità dei lavoratori a rischio verso altri settori; politiche per l’istruzione che prevedono percorsi formativi a tutti i livelli.

Un “Piano straordinario per il trasporto pubblico locale”
Il 74% degli spostamenti riguarda distanze entro i 10 km e viene soddisfatto per oltre il 62% ricorrendo all’auto privata.

Vogliamo affrontare le carenze organizzative, di infrastrutture e dotazione di mezzi per una più elevata qualità del servizio erogato; ampliare e mettere in sicurezza percorsi ciclabili e pedonali; digitalizzare tutti i servizi di mobilità; offrire tariffe agevolate e incentivi all’utilizzo delle alternative all’auto. Per raggiungere questi obiettivi si rende necessario rimodulare il fondo complementare del Pnrr pari a 30 miliardi di euro per destinarlo in via prioritaria agli investimenti sul trasporto pubblico. È necessario favorire lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente.

Proponiamo inoltre che i trasporti pubblici locali e i treni regionali siano resi gratuiti per gli Under 30, così da promuovere nuovi modelli di mobilità fra le giovani generazioni.

4. L’ITALIA A RIFIUTI ZERO
Meno plastica e a zero emissioni


L’Italia è il secondo paese consumatore di plastica in Europa: nel 2020 sono state consumate 5,9 milioni di tonnellate di polimeri fossili, corrispondenti a quasi 100 kg a persona. Il modello attuale di produzione e consumo ha causato una crescita esponenziale dell’inquinamento in numerosi ecosistemi marini e terrestri. Ogni anno finiscono in mare 11 milioni di tonnellate di plastica e si prevede che questa cifra raddoppierà entro il 2030 e quasi triplicherà entro il 2040. Introdurre il sistema di deposito su cauzione come primo punto per un “Piano plastica per emissioni zero al 2045”. Non possiamo più ritardare l’introduzione della plastic tax oltre gennaio 2023 per non gravare sulla collettività e adottare il Piano plastica con l’obiettivo di una drastica riduzione dei consumi, in particolare nei settori principali degli imballaggi, dell’edilizia e dell’automotive, di riciclare il 90% dei rifiuti plastici, di arrivare al pieno utilizzo di bioplastiche da materie vegetali.

Economia circolare e strategia rifiuti zero
La transizione da un’economia lineare ad una circolare si pone come l’unica soluzione in termini di salvaguardia del pianeta e di una sostenibilità economica che rappresenti una nuova opportunità di sviluppo vista in termini di competitività, innovazione, ambiente e occupazione. Politiche per favorire la riduzione dei rifiuti a partire da una progettazione sostenibile che preveda l’uso di materiali riciclabili e la produzione di prodotti durevoli, riutilizzabili, riparabili fino ad una gestione del rifiuto come risorsa attraverso pratiche virtuose quali: organizzazione della raccolta differenziata, raccolta porta a porta, realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva, realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli vengono riparati, riutilizzati e venduti, introduzione di sistemi di tariffazione puntuale che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere.

Un piano nazionale per la gestione dei rifiuti deve considerare la termovalorizzazione solo come una soluzione di ultima istanza perché l’incenerimento dei rifiuti non permette il recupero delle materie prime e i prodotti che potrebbero produrre ulteriore valore se riutilizzate o riciclate e reimmesse nel ciclo economico. L’impronta di carbonio dei termovalorizzatori è di 650-800 grammi di CO2 per ogni kWh prodotto, il doppio di una centrale a gas e quasi quanto una centrale a carbone. Sono necessari gli impianti compostaggio per il trattamento dell’umido per chiudere il ciclo dei rifiuti.

Tutti i sistemi di trasferimento rifiuti in discarica vanno modernizzati con le moderne tecnologie. Dovrà essere assolutamente impedito spostare i rifiuti fuori dalla propria regione.

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