Politica

Programma elettorale Verdi e SI - Elezioni 2022, le proposte dei "rossoverdi"

Scopri nel nostro approfondimento tutti i punti del programma elettorale di Verdi e Sinistra Italiana per le elezioni politiche 2022

5. L’ITALIA LIBERA


Una legge sul fine vita che ascolti le disperate richieste di tante e tanti di poter mettere fine alla propria vita con dignità.
Una legge che legalizzi la coltivazione della cannabis per uso personale per dare una risposta concreta a chi ne ha bisogno e una sferzata reale agli interessi della criminalità organizzata.
Incentivi per la coltivazione della canapa

La canapa industriale assorbe da 8 a 15 tonnellate di CO2 per ettaro di coltivazione all’anno. Le foreste ne catturano da 2 a 6 tonnellate per ettaro all’anno, a seconda del numero degli anni di crescita.

Proteggere le varietà italiane e aumentare i fondi per la ricerca e la formazione in campo medico, industriale e agricolo.
Trasformare il tavolo della filiera della Canapa (Mipaaf) in un tavolo tecnico permanente (Mise) per stilare ed attuare un piano che agevoli lo sviluppo della filiera e l’entrata dei giovani nel settore.
Supportare tramite investimenti nazionali ed europei le piccole e medie imprese che si impegnano nell’agricoltura ecologica e sostenibile della canapa. Incentivare la formazione di consorzi cooperativi sul territorio italiano, la formazione di nuove imprese e start-up per promuovere l’imprenditoria giovanile.
Promuovere il recupero dei terreni abbandonati e di quelli inquinati attraverso la coltivazione della canapa.
Diffondere e sensibilizzare sull’utilizzo dei mattoni di Canapa nel settore edile, come alleato per la diminuzione delle emissioni di carbonio e la lotta contro i cambiamenti climatici.


6. L’ITALIA CHE AMA


Giustizia sociale, diritti civili, giustizia ambientale sono le facce di quella stessa medaglia che è la nostra vita. Battaglie che vanno portate avanti con la stessa convinzione e urgenza.

Perché di un salario dignitoso in una città irrespirabile, non ce ne facciamo nulla.

Perché di autobus che funzionano quando su quegli stessi autobus le persone lgbt+ vengono aggredite, non ce ne facciamo nulla.

Perché le città pulite in cui le donne non trovano spazio, non ci interessano.

Perché non c’è giustizia sociale se le persone con disabilità non vengono trattate con dignità nel rispetto dei loro diritti.

 Il benaltrismo non fa parte della nostra cultura politica. Per noi non esistono classifiche di dignità. Esistono le vite delle persone, che vanno rispettate e a cui vanno garantite pari opportunità e pari dignità.
 
Noi siamo qui a difendere quei diritti acquisiti e che oggi vengono sempre più spesso messi sotto attacco da chi vuole colpire le donne e la loro libertà di autodeterminarsi.

Siamo qui a lottare per la parità salariale e per creare le condizioni affinché le donne possano trovare il giusto riconoscimento in posizioni apicali e “ruoli decisionali”.

Siamo qui a difendere la legge che consente l’interruzione volontaria di gravidanza e soprattutto la sua possibile e corretta applicazione in tutte le nostre città.

Siamo qui a sostenere che le persone con disabilità devono avere pari diritti, perché una comunità, può dirsi tale solo se include i cittadini fragili.

Ed è per tutto questo che oggi ancora di più, si accende in ognuno di noi la consapevolezza che le battaglie per il riconoscimento dei diritti civili e delle libertà individuali siano imprescindibili e da portare avanti qui ed ora.

Ed è per questo che nel nostro programma trovano posto battaglie che riteniamo necessarie e che, con trasparenza e determinazione, ci facciamo carico di portare all’interno delle aule del Parlamento nella prossima legislatura.

Una legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo che non lasci indietro nessuno, che tuteli le persone lgbtqia+ e le persone disabili e che garantisca il diritto ad autodeterminarsi.

L’attuazione della legge 227 del 2021 – Legge delega sulla Disabilità e di quanto previsto dalla Legge 22 giugno 2016 n.112 (“Dopo di Noi”), nonché’ l’aggiornamento del Nomenclatore Tariffario degli ausili, protesici e non.

Una nuova legge sulla cittadinanza, che parta dallo ius soli e dallo ius scholae, per restituire piena dignità ai tanti e alle tante cittadine che “da straniere/i” contribuiscono alla ricchezza del nostro Paese.

Una legge sul fine vita che ascolti le disperate richieste di tante e tanti di poter mettere fine alla propria vita con dignità.

Una legge che regolamenti legalmente produzione, distribuzione e vendita di cannabis per gli adulti, che permetta la coltivazione per uso personale e favorisca la nascita di ambiti non profit di condivisione collettiva (Cannabis Social Club). Una legge che rimuova lo stigma e ripari ai danni del proibizionismo, a partire dalla cancellazione delle sanzioni penali e amministrative; che favorisca la nascita di una filiera di piccole imprese locali; che restituisca risorse al bilancio dello stato e le sottragga alle narcomafie, investendole nella prevenzione degli usi problematici delle sostanze, nel trattamento e nel reinserimento sociale, oltre che nell’informazione e nell’educazione; che garantisca la sostenibilità anche ambientale della produzione, la qualità e la tracciatura del prodotto; che liberi risorse delle forze dell’ordine dalla repressione dell’uso di cannabis alla prevenzione e repressione dei reati di rilevante allarme sociale.

Una legge che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto di tutte e tutti per contrastare a monte quegli stereotipi di genere che sono la causa di bullismo, misoginia, abilismo e violenze di ogni tipo.

Una legge che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto di tutte e tutti per educare alla diversità e contrastare a monte quegli stereotipi di genere che sono la causa di bullismo, misoginia, abilismo e violenze di ogni tipo.

Una legge sull’uguaglianza e la pari dignità familiare che dia risposte concrete e che spazzi via l’ipocrisia di voler mantenere le donne, i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno e le persone lgbt+ un gradino sotto le altre.

Una legge che preveda l’estensione dei diritti e dei doveri delle coppie eterosessuali anche alle coppie dello stesso sesso: matrimonio egualitario, accesso alle adozioni per persone single e per le coppie dello stesso sesso, accesso ai percorsi di procreazione medicalmente assistita per donne e coppie di donne, riconoscimento di pari diritti per i figli e le figlie con genitori dello stesso sesso.

E ancora, una legge che metta fine alla barbarie dei trattamenti di conversione, dette terapie riparative, che attraverso pratiche di qualsiasi natura hanno come obiettivo quello di modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona.

Una legge che vieti gli interventi chirurgici e le procedure non necessarie dal punto di vista medico sui bambini e le bambine intersex e la piena ricezione della Risoluzione del Parlamento Europeo del 14 febbraio 2019 sui diritti delle persone intersex.

Con l’impegno di metterci in ascolto di chi attraversa e vive tutte le situazioni per trovare insieme soluzioni e vie che restituiscano piena dignità a tutti e tutte compresa la revisione della legge 164/82.

Perché rendere il nostro Paese e le nostre città luoghi sempre più accoglienti, solidali, liberi e inclusivi, è il nostro obiettivo.

7. L’ITALIA È DONNA


La ricchezza e il benessere, la tenuta del tessuto sociale ed economico del Paese dipendono in parte decisiva dal lavoro femminile, sia in forma gratuita (lavoro di cura), sia retribuita.

Tutto il lavoro necessario per vivere deve essere riconosciuto e contabilizzato.

Il trend dell’occupazione femminile, fino alla vigilia della crisi causata dal Covid 19, decisamente positivo.

Dalla relazione presentata da Laura Sabbadini, direttrice della direzione centrale per gli studi, statistiche sociali e demografiche dell’ISTAT, all’audizione del 26 febbraio 2020 presso la Commissione XI della Camera dei Deputati, si evince che dal 1977 al 2018 il tasso di occupazione complessivo è cresciuto solo di 4,8%, ma per gli uomini è sceso di 7 punti, dal 74,6 al 67,6%, per le donne è aumentato di 16, dal 33,5 al 49,5%, e il divario è passato da 41 punti a 18. Nel 2018 il tasso di occupazione delle laureate è del 75,3%.

Nel 2019 su 9401 magistrati ordinari, 5.103 sono donne, come oltre il 50% degli iscritti all’ordine degli avvocati.

Il sorpasso è avvenuto anche all’interno del personale medico under 65, le donne sono già il 52, 72% e sotto i 40 anni sono quasi il doppio.

Anche nell’area STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) sempre più numerose sono le donne che si laureano, in tempi più celeri e con voti più alti rispetto ai compagni.

Molte professioni di frontiera sono ormai appannaggio soprattutto di donne.  

Secondo dati Isfol riferiti al 2017, le donne impiegate in lavori “green” con ruoli medio-alti sono il 57,8%, di contro al 35,3% degli uomini. I dati relativi all’occupazione femminile registrati nel primo trimestre 2022 rivelano trend positivi, un tasso di occupazione del 51,2%, 2,8 punti in più rispetto al marzo 2021. Lontano comunque dal 60% che la strategia di Lisbona prevedeva già per il 2010.

Anche le imprenditrici e lavoratrici autonome (l’Italia è prima in Europa per numero di lavoratrici indipendenti, 1.400.000) continuano ad attraversare una fase congiunturale molto difficile, nonostante la loro nota resilienza e gli interventi del Pnrr ancora insufficientemente incisivi.

La pandemia ha colpito in particolare le donne, peggiorato le condizioni del lavoro e della loro esistenza, aumentato enormemente il livello di lavoro di cura.

La disoccupazione, la sottoccupazione, la precarietà, il lavoro di breve durata o con poche ore, il confinamento prevalente del lavoro femminile in aree e settori in cui la cui retribuzione è irregolare, bassa, discontinua (come quelli legati alla cura, al turismo, ai servizi) o relegata nelle fasce base a causa di progressioni di carriera impossibili, sono tutte situazioni che espongono le donne a rischio di povertà per tutta la durata della vita, ma soprattutto in età anziana, e alla violenza domestica.

Il corpo femminile è inviolabile.
La violenza degli uomini contro le donne è una piaga che non si rimargina, anzi si allarga.

I femminicidi per mano di un familiare, quasi sempre un marito, un compagno, un ex, ma anche un padre, un figlio, un fratello o uno spasimante rifiutato, sono all’ordine del giorno della cronaca.

Le azioni intraprese per incrementare le misure di tutela non riescono ad essere efficaci, come pure potrebbero, per un ancora scarso coordinamento tra le strutture che dovrebbero proteggere e sostenere le donne. Incidono molto anche scelte orientate da pregiudizi e stereotipi, da sottovalutazione dei rischi, per scarsa formazione e purtroppo anche per preciso orientamento – ci riferiamo al ricorso alla PAS, sindrome di alienazione parentale, che viene adottata perfino nei luoghi dove dovrebbe essere contrastata come tribunali e le consulenze tecniche, che così producono violenza e lacerazioni anche alle figlie e figli, soprattutto se piccoli.

Riteniamo alcuni interventi prioritari per rendere l’Italia un paese a misura di donna:

adozione di un piano straordinario per l’occupazione femminile e politiche e misure efficaci per le imprese femminili;
interventi contro la disparità economica e nell’accesso alle risorse ed alle opportunità;
strutturare la sicurezza sul lavoro in considerazione delle specifiche differenze tra occupazione femminile e maschile;
dare concreta applicazione alla Convenzione ILO 190 “contrasto alle molestie, molestie sessuali e violenze sul posto di lavoro” ratificata dall’Italia ed ancora non calata nell’apparato normativo nazionale. Ciò rende la convenzione e la raccomandazione senza effetti concreti;
garantire piena partecipazione delle donne nei luoghi delle decisioni e al governo delle istituzioni a partire da quelle pubbliche ed elettive;
riconoscere l’indennità di caregiver;
intervenire sulle infrastrutture sociali a sostegno alle neomamme, prevedendo spazi di socialità, scambio e relazione, anche in assenza di reti familiari e di vicinato;
cancellare gli ostacoli di reddito e di limiti territoriali nell’accesso agli asili nido;
prevedere un congedo di maternità obbligatorio retribuito al 100% per almeno 2 mesi prima + 6 dalla data del parto, nonché uno del padre che non sia alternativo a quello della madre e per una maggiore durata rispetto ad oggi;
in caso di violenza maschile contro le donne, riconoscimento del pericolo che non comporti l’isolamento della vittima ma che preveda l’allontanamento del maltrattante;
rivalutazione e valorizzazione della relazione materna: riconoscimento dei danni del maltrattamento con misure di tutela della figura materna che non prevedano l’allontanamento del minore ma che lavorino per la ricostruzione ed il riequilibrio del legame affettivo;
modifica L.54/2006 art.1. La violenza domestica non può essere equiparata a conflittualità e la condivisione dell’affido va modulata contemperando la specificità delle cause della separazione. Porre al centro della azione legislativa la serenità della figlia/figlio minorenne, il cui sviluppo emotivo non può esistere con una bigenitorialità imposta e violenta.