Politica

Pronto lo sbarramento anti-Renzi. Legge elettorale, la 'vendetta' del Pd

Alberto Maggi

La mossa dei Dem dopo la scissione e la nascita di Italia Viva

La vendetta è un piatto che si consuma a freddo. Meglio attendere, far maturare i tempi e poi colpire. E così nel Partito Democratico, drammaticamente tornato sotto il 20% nei sondaggi dopo la scissione di Matteo Renzi, stanno già lavorando per capire come assaporare la rivincita nei confronti degli ex compagni (?) di partito passati in Italia Viva. Il tema è quello complesso e articolato della legge elettorale che si lega a doppio filo con le modifiche alla Costituzione che il Partito Democratico vuole introdurre per accettare il via libera al taglio del numero dei parlamentari tanto caro al Movimento 5 Stelle e in agenda a Montecitorio per il prossimo 7 ottobre.

Secondo quanto riferito ad Affaritaliani.it da fonti qualificate del Pd e dei 5 Stelle, l'ipotesi più probabile alla quale stanno lavorando sia gli sherpa di Nicola Zingaretti sia quelli di Luigi Di Maio, con l'importante via libera del presidente del Consiglio, è il modello tedesco: ovvero un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente alta e comunque non sotto il 5% (come in Germania per il Bundestag). Giuseppe Conte a La Piazza a Ceglie Messapica (Brindisi), intervistato dal direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino, aveva bocciato il proporzionale "puro" (clicca qui per leggere l'articolo), stessa espressione utilizzata poi qualche giorno dopo dal presidente della Regione Lazio e leader del Pd. La parola chiave in questo caso è "puro" ovvero senza alcuna soglia di sbarramento per entrare in Parlamento.

Conte e Zingaretti non intendono rilanciare il maggioritario come vorrebbero fare Matteo Salvini e buona parte del Centrodestra (nonostante il referendum abrogativo del Rosatellum in realtà introdurrebbe l'uninominale britannico, senza garanzia di avere un vincitore la sera delle elezioni) ma passare al modello tedesco. Un sistema proporzionale con una soglia al 5% insieme alla riduzione del numero dei parlamentari (400 alla Camera e 200 al Senato se passa la riforma pentastellata) innanzitutto porta con sé una piccola correzione maggioritaria implicita visto che la ripartizione dei seggi avverrebbe tra le liste e i partiti che superano lo sbarramento, eliminando tutte le formazioni che restano sotto il 5%, ma soprattutto comporta una rappresentanza in Parlamento decisamente modesta per le piccole formazioni politiche quantomeno al Senato, dove, Costituzione alla mano, i parlamentari vengono eletti su base regionale e non nazionale come alla Camera.

"Altro che 4,9% (il dato dell'ultima rilevazione Swg), Italia Viva non arriva nemmeno al 3", ironizza un senatore dem parlando di scenari futuri, di riforme e di legge elettorale. Al Nazareno sono convinti che la scissione del senatore di Rignano non farà molta strada (almeno dal punto di vista elettorale e, guarda caso, alle prossime Regionali - Umbria in testa - non sarà presente) ma, ad ogni modo, preparano - con l'ok di Di Maio e Conte - la 'vendetta' per la scissione fatta subito dopo la nascita del nuovo governo con una legge elettorale proporzionale che preveda una bella soglia che qualcuno ha già, malignamente, ribattezzato 'sbarramento anti-Renzi'. "Oggi noi e il M5S siamo entrambi al 20% e se portiamo dentro i partiti più piccoli sfioriamo il 45. Quando ci saranno le Politiche possiamo vincere anche senza Italia Viva", ragiona un deputato dem molto vicino a Zingaretti. E non a caso lo stesso Renzi da Lilly Gruber a 'Otto e mezzo' ha affermato: “Non mi iscrivo a Rousseau, alle Politiche nessuno accordo con il M5S”.