Politica

Quirinale, dopo il voto al Colle è venuto il momento del presidenzialismo

L'opinione di Vincenzo Caccioppoli

Avere un Presidente della Repubblica votato con giochi di palazzo e spartizioni di prebende è segno evidente che ci vuole una seria riforma delle istituzioni

A dicembre scorso proprio alla festa di Atreju, anche un costituzionalista e galantuomo (che tristezza aver coinvolto anche lui in tal maniera nella contesa) come Sabino Cassesse ha appoggiato senza esitazioni la riforma presidenzialista che Fdi vorrebbe portare in Aula. Questo perchè il discorso presidenzialista è ormai la presa d’atto sotto gli occhi di tutti del fallimento del parlamentarismo, che ormai viene svilito nel suo ruolo, proprio a causa di una classe politica assolutamente inadeguata a compiere il compito per il quale è stato votato. Il fatto che da troppo tempo non si faccia decidere gli italiani con il voto per decidere da chi essere governati, è il plastico esempio di quale cortocircuito si sia creato nella repubblica parlamentare del nostro paese.

Il risultato poi inevitabile è quello di assistere a tassi di astensionismo altissimi, come alle ultime elezioni suppletive per il seggio lasciato vacante dal neo sindaco di Roma Gualtieri, in cui sono andati ad esprimere il proprio voto, poco più del 12% degli aventi diritto. Perchè la rappresentanza è svilita, il voto perde di valore e significato e la gente reagisce non ottemperando a quello che dovrebbe essere la massima espressione di una democrazia: il voto popolare.

Se non è una bocciatura questa. Ma la politica dei partiti ancora troppo autoreferenziale fa finta di nulla e tira a campare, e addirittura esulta e si abbraccia per una votazione che dovrebbe invece renderla quantomeno imbarazzata di fronte alla sua incapacità a trovare un nome diverso dall'attuale inquilino del Colle.

Avere un Presidente della Repubblica votato con giochi di palazzo e spartizioni di prebende come in passato oppure non riuscire ad esprimere una preferenza come in questo caso (ma anche già nel 2013 in occasione delle riconferma a tempo di Napolitano) è segno evidente che ci vuole una seria riforma delle istituzioni, che non può non partire dal presidenzialismo. La massima carica dello Stato, nei fatti nell'ultimo decennio è diventata già altro dal semplice garante o custode della costituzione, proprio a causa della incapacità di una classe politica inadeguata.

Tanto vale allora renderlo nei fatti espressione di un voto diretto dei cittadini (che hanno mostrato spesso di scegliere molto meglio di chi dovrebbe rappresentarli) e che abbia in sé sanciti dalla costituzione i poteri che sta in qualche modo già assumendo de facto.