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Rai, giudici, media: è cominciato l'assalto alla Meloni. Funzionerà?
Ue, Giorgia Meloni

Rai, giudici, media: è cominciato l'assalto alla Meloni. Funzionerà? Qualche dubbio

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E' cominciato l'assalto a Giorgia Meloni. Complici vicende internazionali che nulla hanno a che vedere con l'Italia (o pensate davvero che inglesi e francesi votino con in testa anche solo per un minuto il nostro Paese?), la spinta a mettere in difficoltà il governo in carica si fa più profonda. Ogni avamposto deve essere attaccato. In questo la destra deve imparare dalla sinistra, che lo fa scientificamente e forte di una egemonia culturale costruita in anni e anni di faticosa opposizione. Una egemonia, è bene dirlo, costruita sulla cultura e non su Pino Insegno. Parlavamo degli avamposti. Prima di tutto la Rai, dove - in barba ad articoli vari - è stato fatto qualcosa di storico: la creazione di un nuovo sindacato che mette in discussione l'unicità di Usigrai, ovvero il centro di potere che fino ad oggi ha influenzato l'azienda molto più di quanto abbia fatto la politica. Sulla vicenda di Giampaolo Rossi non voglio neppure parlare: è un grande professionista, conosce ogni anfratto di quel mondo complicatissimo che è l'azienda pubblica, tutto andrà come Giorgia Meloni ha deciso che deve andare.

Cominciato l'assalto alla Meloni, quanto sangue freddo avrà la maggioranza?

Altro fronte: i ministri più vicini a Meloni. E si può ipotizzare, ma vedrete che non si farà attendere, la tremenda vendetta dei giudici per una riforma - quella che abolisce l'abuso d'ufficio - sacrosanta e giusta a firma del ministro Nordio (che ovviamente viene preso subito di mira per una cena). Mi ricorda, quanto a virulenza del pestaggio, quanto avvenne in Lombardia con Attilio Fontana. Tutti uniti a cercar di tirar giù il governo regionale. Lo schema era identico: sberleffi sul web, libri, articoli, inchieste, intervistone di tutti i tipi. Risultato: la gente scelse di riconfermare Fontana e tanti saluti a tutti. In questo caso il governo ha una criticità assai più ampia, perché la perdita di consenso, giorno dopo giorno, è un classico della storia della seconda repubblica. La domanda vera non è quanto fango verrà gettato sul governo, ma quanto di quel fango verrà compreso e condiviso dai cittadini, che sono gli unici giudici. E - soprattutto - quanto sangue freddo avrà la maggioranza. Su questo, mi si permetta un po' di scetticismo.






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