Referendum autonomia, trionfo di Zaia in Veneto. Il sì al 98%
Referendum, Zaia: chiederemo 23 materie e 9/10 di tasse
E' stato un plebiscito in Veneto con il 57,2 per cento degli elettori alle urne. Il sì è arrivato al 98 per cento. Performance non esaltante in Lombardia dove però il quorum non era stato fissato. "Un risultato storico" ha commentato il governatore del Veneto. Maroni in Lombardia annuncia un'affluenza del 40 per cento e dice: "Nessuna gara con Zaia, ora uniamo le forze per la battaglia del secolo". "Il governo è pronto ad avviare una trattativa", risponde Gian Claudio Bressa, sottosegretario per gli Affari regionali. A volere più competenze e risorse per la Regione è la maggioranza assoluta dei veneti. Poco prima delle 4 sul sito della Regione Lombardia un cartello-comunicato informava che si erano registrate "alcune criticità" nella fase di riversamento dei voti nelle voting machine. I numeri sarebbero più bassi di quelli annunciati da Maroni e cioè una stima di affluenza sul 38-39% con una percentuale di Sì del 95,3%.
"Noi chiediamo tutte le 23 materie, e i nove decimi delle tasse", ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, parlando del 'contratto' che il Veneto presenterà al Governo per chiedere maggiore autonomia, dopo il referendum. "Incontreremo il presidente del Consiglio Gentiloni - ha spiegato - quando il nostro progetto sarà pronto". "Nelle ultime 48 ore - ha aggiunto con ironia - ci arrivavano le fatture dal ministero, ma è storia passata. Il Veneto è disponibile al dialogo col governo e a diventare laboratorio dell'autonomia".
"Deluso? Ma quando mai, sono felice di questo risultato, è superiore alle mie attese, questa è una giornata storica. Consolida la nostra forza per avviare il neo-regionalismo, abbiamo con noi milioni di cittadini", commenta il presidente della Regione Lombardia. "Un'affluenza superiore al 40% e il 95% di 'sì' sono un grandissimo risultato. In molti Comuni, quello per esempio del ministro Martina, abbiamo superato il 50 per cento, vorrà dire qualcosa?", ha poi spiegato. Per quanto riguarda Milano, "lo sappiamo - ha commentato - che ha storicamente l'affluenza più bassa. Ma voglio analizzare i dati quartiere per quartiere perchè mi interessa capire la voglia di autonomia di Milano".
A urne chiuse, sul dato politico della giornata del referendum (la grande affluenza alle urne), si stanno ora posizionando i vari partiti. Esultano ovviamente i big del Carroccio, anche se tra i fedelissimi del segretario Matteo Salvini c'è chi rimarca quella differenza nel numero dei votanti tra le due Regioni. Roberto Bernardelli, cofondatore di Grande Nord chiede le dimissioni di Maroni: "la mancanza del 51 per cento è una sconfitta del presidente". Berlusconi coglie nel dato la conferma che il centrodestra può presentarsi unito alle prossime elezioni. Mentre M5s e Pd ricordano che il quorum è stato raggiunto anche grazie a loro che hanno dato indicazione per il 'sì'.
"Una vittoria della democrazia diretta", esulta Giovanni Endrizzi, capogruppo in Senato dei 5 Stelle, che ricorda come il "M5s abbia dato indicazioni per il 'sì', e abbia esortato i veneti ad andare a votare in massa". Anche il Pd si attribuisce meriti. "Il quorum - dichiara Laura Puppato, senatrice dem - è stato raggiunto anche grazie all'indicazione del partito democratico del Veneto di votare 'sì', la Lega non può proprio intestarsi alcuna vittoria".
Voto elettronico, in Lombardia, ma con ritardo dei dati a partire da quelli dell'affluenza e numerosi disguidi. Per conoscere quante persone erano andate a votare alle 12 (in tutto l'11,06%) nella Regione di Roberto Maroni si è dovuto aspettare fino alle 17, mentre il dato del Veneto dove si è votato con metodo tradizionale (quasi il doppio della Lombardia, il 21,1%) è arrivato alle 12,30. E il dato sull' affluenza alle 19 sul 90 per cento delle sezioni (il 30,5%) è stato annunciato in Lombardia alle 19.45, in Veneto alle 1915. Una situazione che ha scatenato le critiche del segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri. "È una situazione indecente, gli elettori lombardi non possono essere presi in giro così per un referendum costato il triplo di quello veneto". Nella sezione in cui ha votato Salvini, una delle tre voting machine è risultata non funzionante all'avvio delle operazioni di voto e per questo sostituita.
Per consentire il voto elettronico, il governatore della Lombardia aveva firmato un contratto da 23 milioni di euro per l'acquisto di 24mila tablet (che saranno poi ceduti alle scuole), dalla Smartmatic, uno dei principali operatori mondiali nel settore del voto elettronico. Si tratta di una società venezuelana oggetto, tra l'altro, delle attenzioni dell'intelligence Usa in occasione del voto in Delaware nel 2004 per sospetto di frodi, come si evince da un file di Wikileaks. Maroni, in conferenza stampa a urne chiuse, s'è soffermato sul buon funzionamento del voting machine. "Esprimo grande soddisfazione per come siamo riusciti a gestire il sistema elettronico di voto - ha dichiarato - una novità assoluta. Un sistema complicato, complesso per il quale abbiamo avuto criticità, ma sono state tutte risolte".
"La novità - sottolinea Maroni - è che il sistema ha funzionato e i paventati attacchi hacker non ci sono stati. Il sistema è sicuro. Ho sentito il ministro dell'Interno Minniti per dirgli di questo risultato a voting machine chiuse. Preparerò per lui una relazione dettagliata e gli chiederò che il nostro sistema sia usato in futuro, magari già alle politiche.