Politica
Referendum autonomisti, affluenza è la sfida chiave. Come capire i risultati
Referendum autonomisti Lombardia e Veneto, ecco le stime sull'affluenza alle urne
Come finiranno i referendum autonomisti di questa domenica in Lombardia e in Veneto? Il dato chiave per capire se sarà un disastro o se sarà un successo è chiaramente l'affluenza alle urne. Il sondaggista Alessandro Amadori, semiologo e docente universitario, intervistato da Affaritaliani.it, fissa le asticelle per comprendere il senso di questa consultazione popolare. Una partecipazione al voto sotto il 20% sarebbe un flop, tra il 20 e il 30% sarebbe un risultato discreto, buono tra il 30 e il 40%, ottimo sopra il 40% ed eccellente oltre il 50%. Al momento, spiega Amadori, "le previsioni parlano di un'affluenza che si aggira sul 32% in Lombardia e sul 37% in Veneto, dove le spinte autonomiste sono più forti, con i sì intorno all'82% per entrambe le Regioni".
Primo punto. Nessun paragone con la Catalogna. "Nei referendum indetti da Maroni e Zaia non c'è alcuna traccia di secessione o di ribellione verso lo stato centrale, ma la richiesta per due Regioni, che stanno in Italia ma che guardano al mondo, di condizioni migliori per poter competere".
Quale dato politico nazionale? "E' evidente che un risultato superiore al 40% di affluenza con i sì oltre l'80% sarebbe una sconfitta per Giorgia Meloni e per Matteo Renzi e una conferma del ruolo chiave della Lega al Nord. Anche se il successo non sarebbe solo di Matteo Salvini, che comunque potrebbe proseguire nella costruzione del progetto che lo vede alla guida del Centrodestra, quanto dei due Governatori leghisti quali interlocutori dello Stato centrale per poter avere più risorse per poter reggere il confronto con la globalizzazione. Il senso dell'operazione di Lombardia e Veneto è chiaro ed è quello di dire a Roma: date ai nostri territori i mezzi per affrontare le sfide mondo globalizzato.
La Lega con questi referendum potrà ridefinire il proprio profilo autonomista, lontano però dal secessionismo di Bossi. Il voto sarà una sorta di cerimonia di ufficializzazione di ciò che è già noto, ovvero che il Nord del Paese vive con inquietudine il rischio di non restare aggrappato al mainstream dell'Europa e del mondo a causa di un'Italia centralista e per certi versi arretrata.
"E' chiaro - conclude Amadori - che un'affluenza sopra il 50% significherebbe una forte insofferenza di Lombardia e Veneto per lo Stato centrale. Uno Stato nel quale i cittadini delle due Regioni dimostrerebbero di non riconoscersi più".
E qui le similitudini con la Catalogna sì che scatterebbero.