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Politica
Governo: Renzi e Berlusconi faranno un nuovo Kadima?

La situazione che si è creata dopo il voto del 4 marzo, assoluto complice il sistema elettorale del Rosatellum, ha ridisegnato la geografia delle forze politiche provocando l’esaltazione di alcune e il ridimensionamento di altre.

La scienza della politica ha individuato un meccanismo comune alla formazione di aggregati che vertono sostanzialmente sul concetto di “poli”.

In un sistema elettorale proporzionale puro vi è, in genere, una frammentazione del quadro politico che deve attendere un lungo lavoro parlamentare di accordi per poi tentare di dare una maggioranza che esprime e sorregga un governo, a meno che, naturalmente, si tratti di una dittatura di tipo “bulgaro”.

La presenza di una quota, più o meno esplicitata, di componente maggioritaria (al limite senza proporzionale) produce invece la creazione di poli per così dire automatici e cioè non mediati da accordi parlamentari posteriori che danno subito un chiaro vincitore il giorno stesso delle elezioni.

Alcuni interessanti lavori del politologo Giovanni Sartori hanno permesso di individuare un paio di scenari che in genere si presentano in sistemi misti di proporzionale e maggioritario.

Naturalmente l’interesse per tali modelli non è tanto a priori, ma quanto a posteriori per tentare di prevedere le future evoluzioni temporali del sistema politico nel senso della ricerca di soluzioni stabili.

Attualmente, dalle urne del 4 marzo, abbiamo due poli, M5S e Lega, poste uno alla sinistra e l’altro alla destra dell’arco parlamentare, anche se questa è una semplificazione necessaria di primo livello, senza considerare la “purezza” ideologica dei poli stessi. Il problema si pone per il partito di Grillo non totalmente inquadrabile a sinistra essendo presenti anche elementi spuri di destra rilevanti (si veda, ad esempio, l’ostilità all’immigrazione) ed anche la lega ha una componente sociale non puramente di destra (si veda l’abolizione della legge Fornero nel programma di Salvini).

L’attuale modello è speculare, a tratti invertiti, a quello che ha dominato quasi 50 anni di Repubblica e cioè quello in cui c’era un forte centro rappresentato dalla Democrazia Cristiana con due poli, sinistra e destra, su cui si adagiavano le frange estremali tagliate fuori dal potere se non a livello locale con un complesso e singolare meccanismo di compensazione.

Un altro modello a poli è quello che si è avuto nel cosiddetto periodo maggioritario della Seconda Repubblica, in cui c’erano due poli non estremali, Ulivo e Centrodestra che si alternavano contendendosi il centro moderato con un meccanismo, rispetto a detto centro, centrifugo.

Il modello che si è invece creato attualmente con le estreme ai poli è suscettibile di una evoluzione interessante con un meccanismo centripeto rispetto al centro moderato e cioè con il tempo, alla ricerca della stabilità, una parte del Partito Democratico, potrebbe dare luogo ad un “partito della nazione” che assorbe consensi da sinistra (Cinque Stelle) e da destra (Forza Italia).

Non si tratta di una riedizione del patto del Nazareno, ma di una vera e propria forza politica che ambirebbe a costituire un terzo polo moderato guidato da Renzi e Berlusconi, qualcosa di simile a quello che è stato il partito israeliano di Kadima fondato da Ariel Sharon uscito dal partito conservatore del Likud integrando i laburisti di Shimon Peres.

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