Politica

Manovra, Renzi non cade. Grazie a Verdini (e a Berlusconi)


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Perché Matteo Renzi tira dritto sulla Legge di Stabilità facendosi beffa delle critiche durissime della minoranza Pd? Semplice. Primo il presidente del Consiglio sa che a Palazzo Madama, dove i numeri sono incerti, gli irriducibili della sinistra dem - cioè quelli pronti a non votare la manovra neppure con la fiducia - sono al massimo dodici. Secondo Renzi dorme sonni tranquilli perché sa che nel giro di un mese il gruppo Ala di Denis Verdini, stampella post-berlusconiana dell'esecutivo - salirà a quota 27-28 senatori.

E quindi la Legge di Stabilità, nonostante i proclami di Bersani e Speranza, di fatto è in cassaforte. I nuovi verdiniani - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - arriveranno in gran parte da Forza Italia (senza che Berlusconi si stracci le vesti o faccia granché per trattenerli, tanto che in Parlamento si torna a parlare di "renzusconi") ma anche dall'Ncd. Considerando pure 5 o 6 senatori di Area Popolare che lascerebbero la maggioranza a causa delle unioni civili, il governo - grazie ad Ala - avrebbe comunque un buon margine a Palazzo Madama, anche se fossero davvero una dozzina i ribelli duri e puri della minoranza dem.

E' evidente che l'operazione di Verdini non si limita al governo ma è di ampio respira e politicamente strategica. Dietro, raccontano fonti parlamentari, ci sarebbe l'idea del Partito della Nazione nel quale confluirebbero proprio Verdini e i suoi oltre ad Alfano, all'Udc e agli ex montiani di Scelta Civica. Uno spostamento al centro di Renzi testimoniato anche dagli applausi della Confindustria alla Legge di Stabilità e dalle critiche della Cgil e della Fiom. La Dc 2.0 del premier-segretario procede spedita pronta a lasciare andare senza rimpianti i "rottamati" della sinistra Pd, da D'Alema a Bersani, da Cuperlo alla Bindi, da Speranza a D'Attorre che ormai è già quasi fuori dal Nazareno.