Politica

Riforme, il canguro resta nel marsupio. Grasso fa infuriare Renzi

Ancora tensione tra il Pd e il presidente Piero Grasso. Stavolta lo scontro è andato in scena durante la riunione dei capigruppo al Senato. La maggioranza chiedeva che si stabilisse il voto finale sulle riforme per l'8 ottobre. Grasso invece ha proposto il 15 con la motivazione, viene riferito da ambienti parlamentari, di concedere più tempo alle opposizioni. Alla fine si è definita la data del 13 ottobre per il voto finale ma il Pd non è affatto soddisfatto. Per tre ordini di motivi, viene spiegato. Il primo è che chiudendo il 13 ottobre si mette a rischio il via libera al ddl Boschi. "Solo un giorno e mezzo prima dell'avvio della sessione di bilancio. Basta un niente e si rischia che le riforme slittino dopo la legge di Stabilità". E non solo.

Diventa anche molto difficile riuscire a portare in aula le unioni civili. Matteo Renzi ha ricordato anche alla Direzione del Pd di lunedì che l'intenzione del governo era quella di portare a casa il provvedimento prima della sessione di bilancio. Al massimo, forse, si riuscirà a incardinarlo. Infine, si sottolinea, che la motivazione di concedere più tempo alle opposizioni non è affatto convincente. "Intanto se la maggioranza chiede una data, andrebbe quantomeno ascoltata. E poi si crea un precedente ai ricatti alla Calderoli. La prossima volta magari invece che 85 milioni di emendamenti, ce ne ritroveremo 150 milioni per ritardare l'approvazione di una legge...". Intanto va avanti la trattativa con Calderoli per cercare di arrivare a una soluzione politica che argini la valanga di emendamenti del senatore leghista. Trattativa che sta iniziando a dare i suoi frutti visto che Calderoli ha annunciato la disponibilità al ritiro degli emendamenti agli articoli 1 e 2 del ddl Boschi.

"Quello del M5S e' ostruzionismo alla riforma, non altro. Il tema unioni civili e' stato posto nella Capigruppo sempre dal Pd e appena sara' terminato l'esame delle riforme chiedero' di riconvocare la Capigruppo per fissare la calendarizzazione del ddl in Aula". Cosi' il capogruppo Pd Luigi Zanda nell'Aula del Senato. E aggiunge: "Il Movimento 5 stelle utilizza strumentalmente il Ddl Cirinna' e alimenta un livello di ostruzionismo gia' molto consistente. Le urla nell'Aula del senato, poi, confermano che di ostruzionismo si tratta".

Monica Cirinna'(Pd), relatrice in commissione Giustizia del ddl sulle Unioni civili ha votato, in dissenso dal gruppo, per la calendarizzazione in Aula del provvedimento. Fra i democratici si sono registrate anche alcune astensioni sul calendario che porta all'esame dell'Assemblea solo le riforme, prima dell'avvio della sessione di bilancio. In Senato le astensioni valgono voto contrario.

"Io rispetto molto il presidente Grasso. Credo sia un presidente di garanzia ma credo anche che, essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni". In un’intervista a Rainews Debora Serracchiani, vicesegretario del Partito Democratico, interviene così sul botta e risposta tra il premier Renzi e il presidente del Senato sulla riforma di Palazzo Madama.

E' una proposta che non si puo' accettare io 'non passo e non saro' per il boia della Costituzione'. E' quanto avrebbe detto il Presidente del Senato, Pietro Grasso in conferenza dei capigruppo. l riferimento sarebbe alla 'ghigliottina' che sarebbe scattata sul ddl Boschi se il voto finale fosse stato fissato per l'8 ottobre, come chiesto dal Pd mentre una settimana di tempo in piu' consente, sarebbe questo il senso, di votare gli emendamenti e gli articoli del ddl Boschi