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Politica
Roma, caso scontrini. Perdoniamo Ignazio Marino?

Giuro, non ce l’ho con i medici. Da ragazzo ringraziai con tale calore un medico che m’aveva curato che egli mi disse, calmo: “È il mio mestiere”. E per me fu come se si fosse autocalunniato. Anche in seguito, non ho avuto da lamentarmi. Forse anche perché non mi sono mai aspettato l’impossibile, dai medici, raramente li ho dovuti giudicare severamente. Magari gli psichiatri sono allarmanti, ma soggettivamente immagino che facciano del loro meglio.

In generale la categoria mi è simpatica, ma ho delle riserve. Mi spiego con un esempio che spero non sia offensivo. Ho simpatia per i gatti, e francamente non riesco a rimproverargli nulla, salvo qualche follia quando sono in estro. Normalmente sono delicati, silenziosi, puliti, eleganti e, nel caso di certi gatti che ho avuto io, saggi fino a darmi dei complessi. I cani sono brave persone, ma sono anche afflitti da un temperamento esecrabile. Sono rumorosi, puzzolenti, invadenti, psicodipendenti, stupidamente aggressivi con gli estranei e umili come schiavi col padrone. Il gatto - se del caso - concede la propria amicizia alla pari, il cane l’implora: ed è disposto a dare cento per avere uno. Non è colpa loro, è la loro natura, ma a volte è difficile perdonargliela.

I medici hanno notevoli qualità umane e professionali, ma anche nel loro caso è difficile nascondersi i loro limiti. Per esempio, sia detto senza offesa, sono ignoranti. E la cosa non è stupefacente. Una volta che sono usciti dalla scuola secondaria hanno studiato moltissimo, ma soltanto medicina. Che occasione hanno avuto di completare la loro cultura? La medicina non ha niente a che vedere con la storia, con la letteratura, con la geografia, con la filosofia, con l’arte, col diritto. È pura tecnica. I medici sono dei supermeccanici del corpo umano, che cercano di ripararlo per quanto possono; ed è un compito così difficile, che non hanno il tempo di occuparsi d’altro. Dunque culturalmente sono dei liceali che non aprono un libro da decenni.

Un altro difetto dei medici è che, avendo a che fare con dei malati – indeboliti, preoccupati, piuttosto supplichevoli che aggressivi – finiscono col dimenticare, come ragazzini, che esiste il diritto, e che certe cose addirittura costituiscono reato. Li ho visti sorridere dicendo e facendo cose che mi avrebbero fatto rabbrividire. Sono e si sentono naturalmente supra legem o, se si vuole, sub lege. Certo non allo stesso livello.

Do un esempio personale. Conoscevo un chirurgo ed eravamo in buoni rapporti. In qualche occasione gli avevo anche fatto dei favori. Così, quando ho avuto bisogno di un’operazione, sono andato nel suo ospedale. Il giorno dopo l’operazione, mentre ero ancora degente, il dottore insistette per avere una traduzione tecnica, che diceva urgentissima, tanto che mi si fece avere un dizionario. Ma quando, settimane dopo, chiesi d’essere pagato, vidi che resisteva. Ore di lavoro, in ospedale, scrivendo a mano per l’estrema urgenza, e dovevo farlo gratis? Alla fine me lo disse chiaramente, che non intendeva pagarmi. Addirittura mi rimproverò per iscritto di averlo chiesto. Perché? Perché lui mi aveva “operato gratis”. Gratis? In ospedale? In altri termini non si rendeva conto d’avere messo nero su bianco che, per essere operati da lui, in un ospedale pubblico, bisognava pagare. Ecco in che senso i medici sono ignoranti e per qualche verso infantili. Non si rendono conto del mondo in cui vivono e dei rischi che corrono.

Finì che rinunziai al pagamento. Ed anche a denunciarlo. Insomma lo assolsi per incapacità di intendere e di volere. Ecco perché leggendo che il Pm, per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, ha richiesto tre anni, un mese e dieci giorni, e ciò soprattutto per avere offerto delle cene con la carta di credito del Comune, mi si è stretto il cuore. Anche Marino è un chirurgo. Anche lui, probabilmente, non si è mai reso conto che qualcuno poteva chiamare le sue marachelle peculato, falso, e chissà che altro. Del resto, se avesse scroccato una cena a un cliente, probabilmente quel poveraccio gliel’avrebbe fatta passare. Come ho fatto io col mio chirurgo. Marino non si è accorto che in politica le cose vanno diversamente.

Da avvocato non potrei invocare per Ignazio Marino l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere. Ma non so se saprei resistere alla tentazione di chiedere per l’imputato una speciale attenuante: quella di essere un medico.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

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