Politica

Ruberti, chi è il giornalista de Il Foglio. Video una “uscita ad orologeria"?

Di Giuseppe Vatinno

Chi è Simone Canettieri - “ragazzo di Viterbo che non ama comparire” - il giornalista de Il Foglio che ha pubblicato il video su Ruberti?

 

Perché il video è stato pubblicato solo ora?

 

Simone Canettieri è l’uomo del momento.

È l’autore dello scoop che ha costretto alle dimissioni il potentissimo capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e già braccio destro di Nicola Zingaretti in Regione Lazio.

Albino Ruberti è figlio di Antonio Ruberti, già rettore de La Sapienza e ministro della Ricerca e dell’Università in quota PSI dal 1987 al 1987.

È il giornalista de Il Foglio che ha ricevuto il video in cui Ruberti urlava: “Inginocchiati o ti sparo, tu a me ‘ti compro’ non me lo dici”.

Canettieri ha ricevuto i complimenti del fondatorone del Foglio, l’ex ministro e informatore prezzolato della Cia (per sua stessa ammissione) Giuliano Ferrara.

Canettieri dice di aver avuto anche una telefonata dallo stesso Ruberti che gli avrebbe detto: “Ho sbagliato a reagire così e voi del Foglio avrete fatto il vostro lavoro. Mi spacco la schiena 15 ore al giorno, ma lavorare per il pubblico è troppo pericoloso”.

Canettieri è nato a Viterbo nel 1982, dove a 19 anni ha cominciato ad occuparsi di cronaca locale con il pattinaggio e calcio. Ha fatto il giornalista a Firenze a Il Nuovo Corriere (prestigioso giornale su cui scrissero Papini, La Pira e Ungaretti), poi a Roma a Il Messaggero dove si è occupato di cronaca e politica, con un particolare interesse per le trame di Palazzo.

Viene definito da chi lo conosce come un giornalista che si trova spesso nel posto giusto e con i contatti necessari. Questi risultati lusinghieri ne hanno determinato la chiamata a Il Foglio nel 2020. Nel 2020 ha anche vinto il Premio Agnes per la stampa in Italia. Ha collaborato con Linkiesta ed Oggi, oltre che RadioRai.

Ma torniamo allo scoop che è un po’ il Santo Graal del giornalista. Lo scoop è ciò che distingue il giornalista dallo scrittore perché dà al primo un compito in più, cioè quello della notizia inedita e di cui nessuno poteva prevedere l’esistenza.

Spesso lo scoop fa crollare il potere o lo mette in grande difficoltà.

E da quando c’è stato lo scandalo Watergate che i giornalisti, soprattutto di cronaca politica, vivono con i miti di Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post che fecero dimettere l’allora presidente Usa Richard Nixon. Per sua stessa natura lo scoop si presta però a manipolazioni ed a un utilizzo non trasparente.

In effetti, pur plaudendo alla indubbia bravura professionale dell’autore, in questo scoop, qualcosa di strano c’è.