Politica

Salario d'ingresso, taglio al cuneo... Manovra, parola d'ordine: lavoro

Di Alberto Maggi

La linea della premier Meloni condivisa con la maggioranza. Anteprima Affaritaliani.it



Niente salario minimo per legge, almeno non la proposta unitaria delle opposizioni. La maggioranza potrebbe al massimo accettare un salario d'ingresso, un minimo sotto il quale non si può scendere come salario l'ora solamente per quei settori dove manca la contrattazione collettiva nazionale. Non solo, dopo il rinnovo del contratto per la scuola e l'assunzione a tempo indeterminato di 62 mila docenti, l'esecutivo punta al rinnovo di altri contratti della Pubblica Amministrazione e ad avviare tavoli per facilitare il rinnovo tra imprenditori e sindacati nei tanti settori privati dove i contratti sono scaduti da diversi anni.

Sul reddito di cittadinanza nessuna marcia indietro, ma solamente correttivi organizzativi per rendere più efficiente la macchina dell'Inps in collaborazione con comuni e regioni per chi percepiva il RdC ma può lavorare, quindi accelerazione sui corsi di formazione. Infine il capitolo pensione. Ci sarà certamente un intervento per evitare della Legge Fonrero, ma bisognerà capire quanti soldi ci sono a disposizioni.

L'ipotesi più probabile è il mantenimento di Quota 103 anche per il 2024 per poi arrivare a Quota 41 entro fine legislatura. Anche sulla flat tax per i lavoratori dipendenti, uscita dalla delega fiscale in dirittura d'arrivo in Parlamento, quasi certamente non ci sarà nulla. Resta un obiettivo di legislatura, iniziando magari nel 2025 con la flat tax incrementale.