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Salvini ministro dell'Interno, la Lega ci crede davvero. C'era un patto del 2022 bloccato da Mattarella, ma dopo l'assoluzione... Inside

Si prospetta un inizio 2025 scoppiettante per il governo

Di Alberto Maggi

Meloni ha intrapreso sulla lotta all'immigrazione clandestina un''altra strada con Tajani e Piantedosi


Sporadiche e non concordate con l'ufficio stampa della Lega le dichiarazioni di esponenti di governo e di Parlamento del Carroccio che chiedono il ritorno di Matteo Salvini alla guida del ministero dell'Interno. Il motivo? "Non bruciarlo, è una cosa molto seria. Lasciamo parlare chi dice no a priori (ovvero Fratelli d'Italia e Forza Italia, ndr)", spiega un parlamentare leghista di lungo corso.

La realtà - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - è che nel 2022 dopo le elezioni politiche ci fu un'intesa tra Giorgia Meloni e i principali leader della maggioranza di Centrodestra secondo il quale Antonio Tajani sarebbe stato vicepremier e ministro degli Esteri e Salvini vicepremier e al vertice del Viminale. Poi a bloccare il ritorno del leader della Lega all'Interno, come ha fatto capire in diverse occasioni lo stesso Salvini, è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E la causa era il processo a Palermo per il caso Open Arms.

Così il segretario leghista fu dirottato al dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture, dove sarebbe dovuto andare l'attuale vice-ministro Edoardo Rixi. Ma oggi lo scenario è completamente cambiato. Salvini è stato assolto nel capoluogo siciliano "perché il fatto non sussiste", formula piena. E quindi - spiegano fonti leghiste - non sussiste più nemmeno il veto del Quirinale sul suo ritorno alla guida del Viminale. E non va dimenticato che alle elezioni politiche la Lega prese più voti di Forza Italia e sono quelli i numeri che contano per l'esecutivo e la sua squadra e non quelli delle elezioni europee di giugno.

Ecco perché Salvini continua a evocare, con discrezione, il suo ritorno alla guida del dicastero dell'Interno e i suoi fedelissimi non parlano e non si accodano proprio per "non bruciarlo". Quando l'attuale responsabile del Mit afferma "ne parlerò con Giorgia (Meloni, ndr)" si riferisce proprio a quell'accordo informale stipulato dopo le elezioni politiche del 2022. Nel frattempo però la situazione è cambiata. La presidente del Consiglio, insieme a Matteo Piantedosi (che comunque gode della stima del leader leghista), ha impostato una politica diversa di contrasto all'immigrazione clandestina.

Fatta di intese con i Paesi dai quali partono i migranti in pieno accordo con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e soprattutto con l'operazione dei centri in Albania. Una linea differente rispetto a quella di Salvini ministro dell'Interno del governo Conte I fatta di chiusura dei porti. E infatti i famigerati Decreti Salvini non sono stati ripristinati. Ed è per questo che sia Fratelli d'Italia che Forza Italia si oppongono al ritorno di Salvini ai vertici del Viminale, proprio per non scardinare la strategia d'intesa con Bruxelles portata avanti negli ultimi due anni sulla lotta all'immigrazione clandestina.

Ma il vicepremier e leader leghista ha dalla sua parte dell'intesa, quell'accordo implicito e informale secondo il quale lui sarebbe dovuto essere ministro dell'Interno e Tajani alla guida della Farnesina. Ora, con l'assoluzione "piena" a Palermo, Mattarella non potrebbe più porre alcun veto ma intanto Meloni, Tajani e Piantedosi hanno intrapreso un'altra strada e da qui nascono le frizioni interne alla maggioranza.

L'inizio del 2025 si prospetta politicamente scoppiettante perché la Lega e Salvini hanno tutta l'intenzione di far valere il patto stipulato dopo le elezioni politiche e bloccato da Mattarella, ma che oggi non ha più motivi di essere stoppato. Anche se - dicono da Fratelli d'Italia - il Quirinale vuole comunque, a prescindere dal processo Open Arms, un tecnico al Viminale. E su questo l'asse Mattarella-Meloni è forte. Staremo a vedere...