Politica
Salvini e il Ponte sullo Stretto di Messina: sarà il più lungo del mondo
Salvini va in Calabria per il Ponte sullo Stretto di Messina: anche il ministro Di Pietro voleva farlo
Ponte sullo Stretto di Messina, Salvini in Calabria
Ieri il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, era a Reggio Calabria per l’inaugurazione di una sede della Lega e ne ha approfittato per ribadire il valore strategico del Ponte sullo Stretto: "Mi sembra strano da ministro e da genitore che in due terre straordinarie che chiedono lavoro come la Calabria e la Sicilia ci siano persone che dicono di no a un'infrastruttura che darà decine di migliaia di posti di lavoro in Calabria e Sicilia. Risparmi inquinamento e tempo. È una struttura che si ripagherà nell'arco di pochi anni, visto quello che costa non avere la continuità territoriale e l'alta velocità. Penso che per la Calabria, per la Sicilia e per l'Italia intera sia un'occasione storica. Chi dice di no al ponte dice di no al lavoro, alla modernità. Aprire i cantieri, come promesso, nel 2024 è il nostro obiettivo".
L’opera creerà migliaia di posti in Calabria ed in Sicilia, terre da sempre affamate di lavoro, risparmiando tempo (mezz’ora) e inquinamento con una struttura che si ripagherà in pochi anni. Continua il Ministro: “Questo permetterà ai siciliani e ai calabresi la continuità territoriale e l’alta velocità. Spendere è una occasione storica come l’Autostrada del Sole. Chi dice no al Ponte dice no alla modernità perché con esso si andrà da Reggio a Messina in pochi secondi e non in qualche ora”.
In effetti il Ponte sullo Stretto è una occasione fondamentale per l’Italia, la Sicilia e la Calabria perché darà la continuità territoriale al nostro Paese che è del tutto particolare, distendendosi in lunghezza da nord a sud e poco in larghezza da ovest ad est, per via della classica forma a stivale. Bolzano e Trapani saranno connesse in un suggestivo asse viario che rafforzerà anche l’idea di nazione. Del resto pure il Regno Unito e la Francia hanno sentito questa necessità di continuità, pur essendo due Paesi diversi, ed hanno costruito il Ponte sotto la Manica.
La vicenda del Ponte sullo Stretto data i tempi dei Romani, quando cercarono di costruire un ponte di barche per attraversalo. Era una via verso l’Africa - e nello specifico - verso l’avversaria Cartagine. Da allora tempo ne è passato molto, ma in tutti questi secoli non se ne è fatto niente. E se c’è una costante che caratterizza l’Italia come Paese è che qualche volta vince il mondiale di calcio e annuncia periodicamente che costruirà il Ponte sullo Stretto.
Sarà il Ponte più lungo del mondo e darà prestigio all’Italia
Sarà il più lungo del mondo, a campata unica, con un costo massimo stimato di circa 12 miliardi di euro che darà prestigio all’Italia. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ipotizzato che potrebbe essere transitabile per il 2032. L’attuale ponte più lungo (1.991 metri) del mondo sta in Giappone e si chiama Akashi Kailkp Bridge. Dal punto di vista burocratico si è fatto un decreto legge che riattiva la Società Stretto di Messina che è stata istituita nel lontano 1981 e poi fu messa in liquidazione dal governo Monti che l’aveva prima trasformata in una società in house. Questa società, che è determinante per la realizzazione, è detenuta al 51% dal ministero dell’Economia che quindi ha facoltà di indicare il presidente e l’amministratore delegato. La composizione societaria vede anche Anas, Rfi e le Regioni Sicilia e Calabria. L’attività di controllo è demandata invece al Ministero delle Infrastrutture che, nel caso, può esprimere un commissario.
Ponte sullo Stretto di Messina, anche il ministro Di Pietro voleva farlo
Pure il fascismo si interessò al progetto nel 1934 ma l’imminente conflitto consigliò il rimando. Nel dopoguerra, a partire dal 1952, i progetti ripresero e vissero un periodo di operatività durante il cosiddetto boom economico. Nel 1971 il governo di Emilio Colombo approvò la costituzione di una società di diritto privato a capitale pubblico concessionaria per il progetto. Nel 1985 l’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi dichiarò: “Il Ponte sarà presto fatto”. Nel 2005, durante il Berlusconi III, sembrava fatta con l’Impregilo S.p.A. che firmò ufficialmente il contratto insieme ad altre aziende a lei sottoposte. Però, poco dopo, si insediò il governo Prodi II che bloccò nuovamente il progetto su basi puramente ideologiche.
Nel 2007 il governo Prodi stava per ritirare l’appalto esponendosi ad una penale di 500 milioni di euro ma l’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro si oppose, insieme al centrodestra.
Chi scrive era allora il Consigliere politico per le Grandi Opere Infrastrutturali del ministro Di Pietro e posso raccontare come il clima dei consigli dei ministri di allora fosse incandescente in quanto si contrapponevano due visioni opposte dello sviluppo del nostro Paese. Da una parte c’era Di Pietro che era per sviluppare il più possibile le infrastrutture strategiche, dall’altro c’era Pecoraro Scanio portatore di quella ideologia della “decrescita felice” che produsse –e ancora produce- enormi danni al nostro Paese. L’idea base era di essere dei “no tutto” per lucrare voti in quell’area improduttiva dell’Italia che sotto la scusa dell’ecologia bloccò –e blocca tutt’ora- lo sviluppo del nostro Paese. Si arrivò addirittura a spiegare –sempre in cdm- che la realizzazione del Ponte avrebbe turbato la migrazione degli uccelli e i riflessi solari avrebbero disturbato i pesci!