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Politica
Salvini sotto attacco. Spuntano le parole del 2017 dette dal pm che lo indaga

E’ stato sbagliato tutto, nei modi e nei tempi. Si è messo sotto assedio il Viminale in poche ore, si è corsi come forsennati verso un attacco frontale tra istituzioni senza precedenti, mentre lo STATO ITALIANO stava “implorando” solidarietà ad un’Europa sorda e cieca. Si è iscritto velocemente sul registro degli indagati un Ministro della Repubblica italiana con accuse tutte da dimostrare nelle sedi opportune. In un paio di giorni sono state raccolte così tante prove da mettere sotto inchiesta il vicepremier nel pieno delle sue funzioni.

Il modus operandi “suona” molto da “schiavettoni” stile Prima Repubblica/Mani Pulite ma con una sostanziale differenza: stavolta, a differenza di allora, il popolo è vicino al politico e non alle “toghe”. E credete, non è cosa da poco. 

Fermare l’immigrazione senza regole è un DOVERE per un uomo di governo. Bloccare gli sbarchi clandestini è un dovere di chi ci comanda. Limitare il più possibile stupri, omicidi, traffici illeciti e criminalità organizzata è un sacrosanto DOVERE per un Ministro in carica. Ne ha totale facoltà! Tant’è che poi si è dimostrato che a bordo vi erano 4 scafisti rei (si presume) di aver anche abusato delle stesse compatriote che “bivaccavano” sulla Diciotti. Sul piano giuridico già diversi esperti si sono espressi in maniera piuttosto lapalissiana: “non si configurano (secondo molti magistrati e avvocati) i reati ascritti a Salvini”. Soprattutto quello più grave: il sequestro di persona.

Quel che vorremmo però approfondire ora è invece l’aspetto morale dell’intera vicenda che, a noi, ci risulta alquanto bizzarro, per non dire sconcertante.         

Cominciamo col rammentare che neanche un anno fa (in pieno governo PD), lo stesso Procuratore che ha indagato Salvini era di tutt’altro avviso. La testata “Agrigento oggi”, il 20 settembre 2017, (consultabile online) cita testualmente: Sulle barche dei migranti provenienti dalla Tunisia il “rischio di terroristi a bordo” è alto. A lanciare l’allarme è il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che in un’intervista a La Stampa del 18 settembre scorso, ha ben descritto quello che da molti è stato ribattezzato il fenomeno delle “barche fantasma”: imbarcazioni che arrivano indisturbate lungo le coste agrigentine provenienti dai paesi nordafricani e cariche sostanzialmente di avanzi di galera.

Secondo Patronaggio “un’immigrazione pericolosa”… (…) “Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011”. (…) “Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa”.

PERICOLOSI DUNQUE! QUESTO DICEVA IL PROCURATORE.

Nella stessa testata si parla anche del Pontefice che, di ritorno dal viaggio in Colombia, parlando con i giornalisti sostenne chiaramente che: “Credo sia lecito per un Paese che ha fatto molto come l’Italia regolare i flussi migratori e domandarsi: ho abbastanza posti per accoglierli? Va capovolto il ragionamento: l’Africa è amica e va aiutata a crescere”. (…) “Riceverli, integrarli ma anche FERMARLI se i numeri divengono insostenibili”.

FERMARLI DUNQUE. QUESTO DICEVA IL SANTO PADRE.    

Altra questione di cui molti fanno finta di non ricordare è l’omicidio di 81 persone avvenute al largo del mar Adriatico il 28 marzo del 1997, alle ore 18:45. La nave corvetta italiana Sibilla sperona e affonda la motovedetta albanese Kater i Rades (Quattro in Rada) che si stava dirigendo sulle coste pugliesi. 120 profughi a bordo in fuga dall’Albania in rivolta. Di questi; 81 perirono, 27 i dispersi e 34 i superstiti. Venne tristemente “rinominata” la Tragedia di Otranto. All’epoca era in vigore il BLOCCO NAVALE ITALIANO in virtù di un discutibile accordo solo italo-albanese aspramente criticato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Il Presidente del Consiglio ROMANO PRODI molto tempo dopo (2013) alla trasmissione condotta da Giovanni Floris affermò che: “La sorveglianza dell’immigrazione clandestina attuata anche in mare rientra nella doverosa tutela della nostra sicurezza e nel rispetto della legalità che il governo ha il DOVERE di perseguire”.

In epoca Sibilla il Ministro dell’Interno era GIORGIO NAPOLITANO e il Presidente della Repubblica OSCAR LUIGI SCALFARO. Praticamente gli intoccabili!!! Nessuno (degli organi di governo) fu mai indagato di strage o altri reati riconducibili al blocco Navale. Il processo vide coinvolti soltanto i due comandanti delle imbarcazioni. Basta andare al porto di Otranto per vedere il relitto, divenuto memoriale dal titolo “L’Approdo”.

INNOCENTI DUNQUE QUEI GOVERNANTI! QUESTO CI DICE LA STORIA RECENTE D’ITALIA.

A questo va aggiunto l’ormai stranoto tweet di Renzi che, il 6 luglio 2017, ammoniva: “Tagliamo finanziamento a Paesi che non rispettano accordi sui migranti. Loro chiudono i porti europei? Noi blocchiamo i fondi europei”. Non è quanto ribadito da Luigi Di Maio oggi violentemente contrastato dallo stesso ex premier? Qualcosa ci sfugge.   

Morale: “migranti pericolosi” disse il procuratore, “flusso da bloccare” accennò Papa Francesco in volo dal sud America, “sospendere fondi all’UE” scrisse il fiorentino e, anni fa, morti in mare di fronte alla Puglia con tanto di speronamento volontario. Persero la vita 81 cittadini di una piccola nazione che pochi giorni orsono si è fatta avanti per aiutarci nel difficile caso Diciotti. E se oggi, con Salvini al Viminale, succedesse che un pattugliatore della Marina Militare italiana mandasse a picco un barcone Ong tipo Aquarius uccidendo decine di persone? APRITI CIELO!!!!!!!!

TUTTO, MA L’IPOCRISIA NO!

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