Politica
Sanità e caso Coscioni. Un chirurgo campano: i concorsi italiani? Ci vuole…
La doppia cardiochirurgia a Salerno. La polemica dei medici. Ma un professionista campano spiega quello che non ti aspetti. E’ l’Italia che… Puntata 3
La Campania di Vincenzo De Luca è terra di miracoli, moltiplica i primari negli ospedali con concorsi fotocopia. E’ la storia di un’eccellenza europea, la Cardiochirurgia del Ruggi di Salerno, nata tra pochi mezzi, ma diventata oggetto d’attenzione della politica. Un caso aperto con l’avvento sulla scena dell’uomo forte alla Sanità di De Luca, Enrico Coscioni, diventato primario della Cardiochirurgia del Ruggi, prima per nomina della direzione dell’ospedale e poi vincendo un concorso, ma apertamente contrastato dagli altri cardiochirurghi salernitani che lo criticano per mancanza di formazione e meriti.
Politico, ex consigliere regionale, medico che lavora al Ruggi, gran consigliere alla Sanità di “Vicienz”, come i salernitani chiamano affettuosamente De Luca, Coscioni ricopre una mole impressionante di ruoli, impegni assolvibili da un superuomo. Oltre ad essere consigliere alla Sanità di De Luca e primario della Cardiochirurgia del Ruggi (esegue anche gli interventi chirurgici), ha rappresentato il governatore alla Conferenza Stato-Regioni sull’emergenza Covid ed è presidente nazionale di Agenas, agenzia che monitora, valuta, forma, innova, dà supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni. Di recente nei suoi confronti si sono chiuse
le indagini per un procedimento dove è accusato di omicidio colposo in seguito alla morte, sotto i ferri, di una ragazzina di 17 anni. Morte che di sicuro né Coscioni né altri avrebbero voluto ma per il pm nell’intervento vi fu “negligenza, imprudenza ed imperizia”.
Con Affaritaliani abbiamo raccontato il caso Coscioni.
Così come abbiamo parlato con il professore Giuseppe Di Benedetto ora in pensione, creatore dell’eccellenza cardiochirurgica di Salerno, che ci ha confermato di aver scritto nei confronti di Coscioni ben 3 lettere di referenze negative negli anni precedenti (Coscioni faceva parte della divisione diretta dal professore). Poi nel 2017 Coscioni vince il concorso.
“Professor Di Benedetto, cosa aveva scritto in quelle 3 lettere?”
Di Benedetto: “Guardi Coscioni è anche una persona simpatica ma ho dovuto farlo per correttezza verso i colleghi. C’è scritto che di fatto aveva… poca esperienza, rendeva poco, probabilmente perché il suo impegno era dedicato… alla politica. Si defilava sempre, non era mai presente, ad esempio facevamo le riunioni trimestrali per confrontarci sui risultati, con le mortalità, le morbilità, per cercare di migliorare i nostri interventi qualora fosse possibile. Lui non c’era mai. Lavoravamo come gruppo e il gruppo ti chiede conto dei tuoi comportamenti quando lo guidi. Le lettere dovevo farle per forza di cose. Era una questione di equità e di onestà nei confronti degli altri collaboratori”.
In seguito allo scambio con Di Benedetto e con altri cardiochirurghi abbiamo parlato in generale dei concorsi medici in Italia con un altro cardiochirurgo campano, fuori dalla “scuola Di Benedetto”, che per ovvi motivi non vuole rivelare la sua identità (come è noto De Luca ha anche vietato ai medici locali di parlare con la stampa)
“Il bavaglio c’è ovunque in Italia. E’ nei contratti. In caso di problemi nessun medico in Italia, se non quelli davvero in pensione, le dirà mai nulla di vero, mettendoci la faccia. Se non è pazzo. Nel caso parlassimo le autorità sanitarie, le Asl, gli ospedali, ci possono distruggere”.
“E come?”
“Aprono dei procedimenti per danno d’immagine, siamo tutti passibili di procedimenti disciplinari, licenziamento e richieste danni economici. Quindi nessuno parlerà mai alla luce del sole”.
“Ma nel caso di indagini della magistratura?”
“Beh lì si aprono delle strade, ma sono strette. Bisogna vedere i pro e i contro. Tendenzialmente si dice di non aver visto, di non sapere, perché la categoria ti distruggerebbe comunque. Ma bisogna vedere”.
“Non ci sono le assicurazioni che vi coprono?”
“Nessuno ti copre se parli con la stampa. Sei, scusi il francesismo, fottuto!”.
“Conosce la vicenda di Cardiochirurgia di Salerno?”
“Come no. Lei ha scritto che la Cardiochirurgia è un piccolo mondo, ci conosciamo tutti. Verissimo. Eh…’”.
“E…?”
“Io faccio un discorso generale. Non sto dicendo che ci sono imbrogli, figuriamoci, non esiste, non mi permetterei mai. E non mi riferisco a un caso specifico. Ma dalla mia esperienza personale posso dire che ogni concorso che si tenga in Italia è ‘spinto’”.
“E che vuole dire ‘spinto’?”
“Le spiego. Anche io ho vinto un concorso con lo stesso sistema (ride). Non conosco nessuno che non lo abbia fatto. ‘Spingere’ dal latino vuol dire incitare. Si crea un consesso di forze, di energie positive che spingono in una direzione. Mi capisce? Poi c’è la bravura del medico che fa il resto. Bisogna conoscere l’etimologia delle parole sennò nella vita è meglio non aprire bocca. I concorsi sono ‘spinti’ per questo”.
“Spieghi…”
“C’è chi deve vincere il tal concorso perché è il più bravo e fa parte di una tale corrente di medici, legato al signor primario della città di… , che è un nome, è stimato. C’è chi deve vincere perché il boss politico lo vuole, c’è chi deve vincere per bilanciare altri concorsi e quindi vince”.
“Bilanciare altri concorsi?”
“Quando si partecipa a un concorso e si sa già chi potrebbe vincerlo lo si fa per stare nel meccanismo. Si fa un favore, per non far sembrare che il tal concorso è palesemente ‘spinto’ verso una direzione”.
“E c’è un vantaggio nel partecipare a una cosa del genere?”
“Certo, domani, a tua volta, potrai chiedere un favore, una cortesia”.
“Quindi?”
“Il soggetto che vince non lo fa solo con le sue qualità. Il collega deve essere preparato ma avere anche la copertura politica o di cordata. Se non c’è l’ha è un problema. Ma può capitare che allo stesso piatto aspirino più capi e di ambienti diversi. Quindi sorgono problemi”.
“E c’è uno scontro…”
“Si, certo”.
“Come si risolve?”
“Eh come si risolve!? I più forti vincono”.
“Il merito in Italia non esiste?”
“Esiste su Topolino. Questo non vuol dire che le persone non meritino. Ma se non si crea questo consesso di forze non puoi vincere”.
“E che fine fanno i pazienti? Coloro che vogliono il migliore al posto giusto, ad operarli!?”
“Sono sempre in primo piano. Ma per arrivare a quel piano devi salire degli scalini, soprattutto se sei una persona capace. Non sempre capacità coincide con controllo, quello che gli altri possono esercitare su di te. Perché essere liberi è una gara dura fatta di tanti scalini”.