Politica
Sanremo, meno 5 milioni di spettatori. Rai, o saltano teste o perde l'evento
E il governo rischia di perdere la faccia
Allucinante edizione del Festival di Sanremo
Gli anarchici in piazza a protestare contro il 41bis sono dei dilettanti nell’arte di fregarsene delle regole al confronto degli organizzatori di quest’ultima allucinante edizione del Festival di Sanremo. Dubbi sui dati di ascolto, mezze verità sulla presenza del Presidente della Repubblica, imbarazzo sulle performance politicizzate degli ospiti, sudditanza agli algoritmi delle piattaforme porno, un uso spregiudicato della tv pubblica, pagata dal canone degli italiani, per raccattare follower (e quindi fare profitti) su social media privatistici.
Se questa è l’impressione della quasi totalità dei telespettatori, che ieri si sono dovuti subire anche la simulazione di un rapporto sessuale (sulla poltrona in prima fila, il bacio è stato solo l’epilogo scontato) tra Fedez (quello denunciato dalla stessa Rai nel maggio 2021 per danno di immagine dopo il falso montaggio delle telefonate post concertone dei lavoratori, salvo poi una pilatesca inversione di marcia) e Rosa Chemical, l’unico ad essere uscito da Alice nel Paese delle meraviglie è stato Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai.
"Gli ascolti eccellenti e l'attenzione riservata dai giovani al 73mo Festival di Sanremo premiano il lavoro della Rai e di quanti hanno reso possibile un'edizione destinata a rimanere nella storia della nostra televisione e del nostro Paese", ha detto l’uomo voluto dal PD in conferenza stampa. Se scendesse dalle nuvole, senza scomodare Aristofane ché la commedia è già di altissimo livello, si accorgerebbe del vero lascito di questo festival: la macchia dell’Italia bollata come Paese razzista, il Festival appaltato al PD nella folle convinzione che la demonizzazione dell’avversario porti consenso (bussare a Palazzo Chigi e chiedere chi governa), la svendita alla logica dei follower e della spettacolarizzazione di temi importanti e seri come quello dell’identità sessuale.
Probabilmente, se avesse potuto, il vincitore Marco Mengoni avrebbe criticato i dirigenti Rai, amministratore delegato, direttore artistico e autori vari, visto che la banalizzazione del tema ha di fatto umiliato la dignità e la verità contenute nella sua canzone. E dopo le balle sull’Italia razzista, le balle sui dati di ascolto.
La prima serata del Sanremo 1995 fece 15,6 milioni di telespettatori, quello Fedez-Ferragni, con l’involontaria complicità di Gianni Morandi, ne ha registratoi 10,7, 5 milioni in meno. All’epoca non c’erano le tv on demand, ma questi fatti i numeri, il resto sono chiacchiere. Fatti come l’imbarazzante gestione della presenza di Mattarella (davvero l’amministratore delegato non si era accorto di nulla?) o dello show in crociera, stile comunista col rolex, di Fedez (prima la Rai lo denuncia per danno di immagine e ora gli dà carta bianca senza che nessuno abbia letto il suo testo? Pinocchio, ti prego, dì qualcosa).
Ma davvero l’Italia messa in scena sul palco dell’Ariston è (solo) quella rappresentata da Coletta e Amadeus? Perché la Rai pagata da tutti ha permesso una simile rappresentazione voluta da pochi e che per di più molto male a chi difende davvero i diritti universali? Il Paese è davvero un Blanco che prende a calci le rose come un bambino capriccioso e bullo, un Fedez che simula un rapporto sessuale davanti ai bambini di Mr Rain o una Ferragni che usa in diretta i propri canali social per alimentare il proprio business (le regole che impediscono a chi va in Rai di mostrare marchi pubblicitari fanno letteralmente ridere a confronto)?
Se passa tutto questo, il Governo, che è l’editore del Festival, perderà la faccia. E allora farà bene, anche se pare fantascienza, la città di Sanremo, che è proprietaria dell’evento, ad affidarsi a un privato per l’edizione 2024.Mediaset, Amazon e Sky adesso ci credono un po’ di più.