Politica

Schlein potrebbe e dovrebbe ridimensionare Meloni

Di Paolo Diodati

Guerra, Schlein non ha detto una sola parola su come la pensa

In questi ultimi giorni abbiamo avuto queste due novità: Zelensky nella foga della sua polemica con Berlusconi, ha confermato lo stato di difficoltà, addirittura di disperazione in cui versa il popolo di cui dovrebbe essere il servitore e si sono alzate diverse voci, che dimostrano d'aver approfondito il caso Zelensky, parlando, finalmente, di guerra civile, stile quella spagnola, dal famoso 2014 (vedi lo storico Franco Cardini: "Basta trattare Zelensky da eroe" La Verità 27.2.23).

Tutti a dire che la Schlein è giovane, determinata e che non vuole essere un'altra folkloristica meteora della sinistra. Allora apra la grande prateria di votanti scontenti di centro, destra e sinistra, dichiarando guerra alla gonfiatissima Meloni, su due fronti: 

- la necessità di non continuare a svenarci dando armi e soldi a un autentico fascista e nel senso peggiore. Dovrebbe farle pesare l'imprudenza nel seguire entusiasticamente Zelensky, a 360 gradi, quindi, anche nelle sue ossessionanti dichiarazioni "Vincere e vinceremo!", "La pace ci sarà solo quando avremo vinto!". Questo è l'errore più grave e incomprensibile, destinato a pesare in modo determinante sull'immagine, popolarità e voti per "il nostro Presidente". 

- Sottolineando che dopo tanta guerra fatta dall'opposizione alla linea Draghi, evidentemente per facile populismo, ora tutti  la considerano appiattita su quella linea, facendole pesare l'assurda difesa che faceva, prima del suo trionfo alle elezioni, della disposizione davvero assurda del bonus 110. 

A questo errore, probabilmente per merito di Giorgetti, ha posto rimedio. Al primo, non credo che rimedierà, nonostante sembri sempre più chiara la linea di Putin.

A proposito del bonus 110, regalo da paese boccaccesco di Bengodi, in un confronto Sallusti-Conte, alle ovvie critiche di Sallusti, che ogni persona, anche a digiuno di economia, faceva appena saputo l'inaspettato regalo statale a tutti, ricchi e poveri, l'azzeccagarbugli Conte rispondeva "Capisco, caro Sallusti. che questo non è il suo campo, perché lei non è un economista..." E sallusti, educatissimo, non ha obiettato "E lei, da quando lo è diventato?" 

Conte, nell'impossibile difesa di quel regalo, ricorreva alla sua arma di comprovata efficienza: ingranava la quinta e rintontolendo Sallusti e telespettatori, pronunciva 1000 parole al minuto. In tanto smitragliare verbale, arrivava all'arma ritenuta da KO, tirando in ballo l'infallibile Draghi (Asino d'oro 2021) attribuendogli, dicendo e non dicendo, che fosse suo "il merito" dell'idea geniale di regalare soldi a pioggia a chiunque, non abbienti, milionari e costruttori di palazzine popolari. 

Insomma, Conte, oltre a difendere la bontà dell'idea suicida per l'Italia, aumentando il suo debito pubblico, già uno dei maggiori del mondo, farfugliava nel dire a chi attribuire l'invenzione geniale per finire d'andare a picco.

La Schlein, a meno che non abbia intenzioni serie di allearsi con Conte, dovrebbe colpire duro Conte, altri responsabili e Giorgia.

Per chiarirmi, per curiosità, un po' le idee su chi fosse stato in realtà l'ideatore del bonus miracoloso, ho fatto una breve ricerca in rete.

Concludo riportando un gradevole esercizio di intelligente e divertente umorismo, scritto più di un anno fa, da un non economista. Un genio?

Tutta la verità del super bonus raccontata da chi l'ha inventato

di Pinuccio, 18 febbraio 22

Riporto solo la conclusione di un autore satirico che aveva capito tutto, al contrario di Conte, Draghi, Nicola Zingaretti e la Meloni.

"Questa la storia vera di un piccolo comune (residenza dell'inventore) dove tutti i residenti hanno incassato il credito… tutti tranne me perché nel frattempo ho optato per un più conveniente mix con: bonus facciata, sisma bonus e bonus psicologo con quello della guardia medica."