Scissione Pd, dalle ceneri Dem l'araba fenice della politica
Uno sconquasso nel Pd non sarebbe una iattura, ma potrebbe favorire nel breve un effetto domino utile a ridisegnare facce e poltrone
di Daniele Rosa
Chi come Prodi considera la scissione un vero suicidio, chi come Veltroni la vede come un demone e il rischio di spaccatura del più grande partito di sinistra europeo, e altri come Emiliano, corrosi dal dubbio, scelgono di non decidere subito. Gli avversari politici del Pd godono di nascosto. I media sembrano considerarlo l'unico argomento trattabile nel nostro paese in questi giorni producendo una media quotidiana di 4/ 6 pagine di lenzuolate di articoli sulle principali testate.
Alla maggioranza degli italiani non frega assolutamente niente. Forse poco più del dibattito sulla legge elettorale dato che il PD e' nomi e facce, vincitori e vinti. Al contrario la legge elettorale e' solo un insieme di percentuali e regole per mestieranti della politica. La sua attrattivita' e' praticamente pari allo zero assoluto. Pochi avvertono pero' che questo terremoto nel grande partito di Prodi and company potrebbe essere una buona opportunità' per cambiare lo scenario politico dell'intero paese . Non solo quindi un rischio di perdita di poltrone o visibilità' per la ristretta cerchia dei soliti noti. Da questo rimescolamento, infatti, cominciano a far capolino figure nuove o 'quasi nuove' che si candidano.
Vedi Orlando, lo stesso Emiliano, per quanto riguarda il nuovo Pd. E altre si intravvedono nei restanti schieramenti. Le vecchie guardie, da Bersani, D'Alema , Cuperlo e tanti altri , da destra e sinistra ,intenzionati a fondare qualche nuovo soggetto politico ,non si accorgono che, nella realtà, si stanno politicamente auto estinguendo .Sono superati da nuovi soggetti e modelli.
Il modello di 'partito' grillino ha fatto scuola insieme al flop dell'idea di una elite di politici capaci solo di parlare ad una ristretta cerchia. Ora i votanti 4.0 non accettano alcuna lezione , soprattutto da chi li ha portati allo sfascio. Nemmeno vedono di buon occhio il partito di tipo tradizionale. Vogliono condividere idee e soprattutto pensare di esserne in parte portatori. Siccome nulla avviene per caso questi nuovi elettori, di fronte ad un tale 'casino', potrebbero essere tentati di evitare l'astensionismo e credere a mani giovani.
Giovani come quelle, più o meno esperte, dei grillini o di battaglieri leghisti guidati da Matteo Salvini. La tendenza è preferire a vecchi e 'saggi tromboni ' figure anche inesperte ma portatrici di novita'. Sullo sfondo di questo teatrino e al centro di questa nuova tendenza Berlusconi pensa di contare ancora qualcosa. Anche lui ,a livello politico ,sta progressivamente evaporando. Già dissolti, per il voto prossimo, personaggi come Fini, Casini, Rutelli, e tutta quella congrega che ha portato il Paese all'odierna situazione.
Rimangono solo sulla piazza per pensioni e vitalizi o alla ricerca di qualche sporadica poltrona. Uno sconquasso nel Pd non sarebbe quindi una iattura, ma potrebbe favorire nel breve un effetto domino utile a ridisegnare facce e poltrone. Un ridisegno che dovrebbe essere solo a favore di politici anagraficamente più' giovani, capaci di fare tesoro degli errori dei colleghi sul viale del tramonto.