Politica

Scontri studenteschi, così l'opposizione vuole mettere ko il governo Meloni

Di Massimo Falcioni

È evidente il disegno politico di fondo: alimentare il caos per trasformare il legittimo confronto politico ed elettorale fra i partiti in scontro ideologico

Così l'opposizione vuole mettere ko il governo Meloni

C’è, in Italia, un clima di crescente surriscaldamento politico che va al di là della protesta giovanile studentesca e che anzi viene strumentalizzata dai partiti di opposizione, PD e M5S in testa, in funzione anti governo Meloni. Ciò in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno e delle elezioni amministrative in oltre 3.900 comuni italiani. Gli scontri studenteschi, e non solo, si ripetono e proseguiranno con una regia strategica-politica non del tutto chiara, non escludendo la longa manus di forze straniere.

Rapportare quanto sta accadendo con la “strategia della tensione” (l’espressione usata per la prima volta dopo la strage di Piazza Fontana a Milano nel dicembre 1969 che ha preceduto e avviato gli “anni di piombo del Novecento italiano) è una forzatura storico-politica.

Tuttavia, è evidente il disegno politico di fondo: alimentare il caos per trasformare il legittimo confronto politico ed elettorale fra i partiti in scontro ideologico, creare un clima di rottura con le forze chiamate a garantire l’ordine pubblico “cercando il morto”, accusare Meloni e il suo governo di mettere la mordicchia agli oppositori sociali-politici-istituzionali, portare l’esecutivo di centrodestra al ko, con l’obiettivo pro tempore del “governissimo” e poi del ritorno di un esecutivo di sinistra, centro-sinistra.

Fantapolitica? Peggio. Perché data oggi l’impossibilità di realizzare un tale disegno, specie dopo il voto dell’8-9 giugno che verosimilmente non premierà, in particolare in Italia, le sinistre ma rafforzerà ulteriormente le forze di centrodestra a cominciare da Fratelli d’Italia, chi getta benzina sul fuoco proseguirà ancor di più puntando a una pericolosa escalation per tentare di destabilizzare il quadro sociale e politico-istituzionale. Fin qui ci sono stati ripetuti atti sobillatori, movimenti di piazza “solo” tafferugli provocatori per spingere le forze dell’ordine a reagire, addossando a loro e al governo ogni colpa.

Fin ora si è evitato il peggio grazie al senso di responsabilità delle forze dell’ordine e del governo che, su questo, cerca il dialogo (tutt’altro che scontato) con le opposizioni che sperano di sfruttare, anche sul piano elettorale, gli attacchi contro il governo da qualunque parte provengono e in qualunque modo vengono fatti. Caso mai, il limite, specie dell’esecutivo, è quello di pensare a questi atti come “isolati” e “pro tempore”, di fatto non vedendo, o non volendo vedere, l’obiettivo di destabilizzazione sociale e politica e di come i partiti di opposizione, e altre forze sindacali e sociali collaterali, intendano strumentalizzarli.

Nel mirino c’è Meloni e il suo governo di centrodestra che, non senza limiti e contraddizioni, vogliono portare avanti riforme importanti, (fra queste la decisiva e contrastata riforma della magistratura) mantenendo in parlamento una consistente solidità e nel Paese un forte consenso popolare. Si illude chi pensa che nelle prossime settimane il clima politico-sociale migliorerà: potrebbe anche peggiorare, specie di fronte a risultati elettorali che, come già detto, non premieranno chi, in Italia, soffia sul fuoco della destabilizzazione nella logica del “tanto peggio tanto meglio”.