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"Separazione delle carriere? I pm si leggano la Costituzione", Di Pietro si schiera

L'ex magistrato sta col governo e attacca i suoi ex colleghi

di redazione politica

Di Pietro dice la sua sulla separazione delle carriere. Mazzata agli ex colleghi

Lo scontro tra governo e giudici continua, soprattutto la prima approvazione in Parlamento della norma per la separazione delle carriere fortemente voluta dal ministro della Giustizia Nordio. Lunedì 3 febbraio sarà una data importante in questo senso perché è il giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario e Antonio Di Pietro, ex magistrato noto per Mani Pulite manda un messaggio ai suoi ex colleghi. "Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, - dice Di Pietro a Il Corriere della Sera - anziché uscirsene dall’aula con la Costituzione in mano, li inviterei piuttosto a rileggersela meglio, la Costituzione. Quel giorno ci sarà il capo dello Stato, ci saranno esponenti del governo, rappresentanti del Parlamento e girar loro le spalle è un’offesa". Di Pietro entra poi nel merito del provvedimento.

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"Sono favorevole alla separazione delle carriere e lo dico - prosegue l'ex toga a Il Corriere - tenendo ben presenti gli articoli 104 e 111 della Costituzione. La separazione delle carriere è solo la naturale conseguenza dell’art 111, una conseguenza di buon senso. Prevedere che l’accusa e il giudice siano della stessa famiglia è un controsenso. Le carriere unite significa che giudice e pm fanno parte della stessa squadra, dello stesso ceppo. Ma così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possono far parte della stessa squadra, anche nel nostro sistema processuale giudici e pm non dovrebbero percorrere la medesima carriera".

"Fino a prova contraria - conclude Di Pietro - la riforma non modifica l’articolo 104 della Costituzione, secondo cui sia l’autorità giudicante sia l’autorità requirente sono totalmente indipendenti da ogni altro potere dello Stato. Anzi secondo me il pm avrà più poteri di prima. E comunque non è questione di riforma: la sudditanza al potere politico dipende solo dall’animus del giudice o del pm".

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