Politica
‘Siamo europei’ nel simbolo del Pd. Zingaretti apre a una "rete di alleanze"
Reduce dalla sconfitta in Basilicata, dopo quelle in Abruzzo e in Sardegna, il Partito Democratico prova a ripartire dal “campo largo” del Centrosinistra. Nicola Zingaretti si sforza di tenere insieme le varie anime antisovraniste, da Carlo Calenda ai fuoriusciti del Pd, fino alla sinistra movimentista che è già entrata in Direzione. Il risultato è evidente fin dal simbolo del Pd per le elezioni europee del 26 maggio. “Credo sia giusto che anche nel simbolo la dicitura ‘Siamo europei’ sia caratterizzante, anche perché noi dobbiamo essere di rinnovamento dell’Europa, contro il rischio dei sovranisti”.
E contro il rischio dei sovranisti Zingaretti apre a una “rete di alleanze” anche per le Amministrative di primavera. Ma con chi? “Alleanza non significa convergenze che mettono indietro le lancette della scissione”, dice il segretario del Pd quasi a voler tenere buoni i renziani che temono un ritorno di fiamma con Bersani & C., già molto agitati per il rientro nel Pd della deputata Elisa Simoni. “Non è mio obiettivo e credo non lo sia nemmeno per Articolo 1 che va a un congresso per divenire un soggetto politico”. Estote parati, dice Zingaretti ai suoi dirigenti, state pronti. “C’è un ritorno di forze che vogliono tornare a dialogare e noi dobbiamo farci trovare aperti e pronti. Per dire, c’è Italia Comune di Pizzarotti e Pascucci, che hanno fatto molti accordi in Italia come in Piemonte; ci sono le liste civiche legate a sindaci comunque argine allo sfondamento della destra; c'è +Europa, c’è Democrazia solidale, una nuova realtà che dobbiamo aiutare a consolidarsi e crescere perché sono una attrattiva a pezzi di elettorato in uscita dal centrodestra che non guardano a noi in primo luogo; c’è Campo Progressista. E’ il brodo in cui può lievitare una inaspettata risposta positiva di tante persone”.