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Politica
Sinistra, debutto il primo luglio a Roma della lista unitaria

Il progetto è chiaro, ambizioso e ben definito. Per usare le parole di Alfredo D'Attorre, deputato di Articolo 1 da tempo uscito dal Pd di Matteo Renzi, punta a "mettere assieme la cultura di governo e la radicalità". Con l'accelerazione verso le urne, forse già a settembre, e con il sistema tedesco-proporzionale la sinistra non intende farsi trovare impreparata e sta lavorando ad una lista unitaria che rappresenti il polo progressista e che sia alternativa al Partito Democratico. L'appuntamento chiave sarà il prossimo primo luglio a Roma quando verranno presentati ufficialmente il manifesto programmatico, il nome e il simbolo della lista.

Le parole d'ordine? "Una sinistra di governo che segni una netta discontinuità e un cambiamento reale" rispetto ai governo del Pd. Di fatto, sarà l'apertura della campagna elettorale. Le forze che faranno parte di questa lista unitaria saranno certamente Sinistra Italiana (ovvero Sel e chi, come D'Attorre, ha lasciato il Pd da molto tempo), Campo Progressista di Giuliano Pisapia, Articolo 1 (ovvero gli ex Pd di recente scissione come Bersani, Speranza e D'Alema) e i Verdi di Angelo Bonelli, che hanno manifestato un forte interesse per aderire al progetto. Contatti in corso anche con Possibile di Pippo Civati, mentre il dialogo con Rifondazione Comunista appare in salita e difficile in quanto i promotori della lista progressista non intendono sposare posizioni "troppo radicali" come, ad esempio, l'uscita dell'Italia dalla Nato.

Il primo luglio a Roma ci saranno ovviamente tutti, dalla Boldrini a Pisapia, da Bonelli a Speranza, da D'Alema a Bersani. Il 18 giugno, però, quindi quasi due settimane prima, ci sarà una manifestazione sempre nella Capitale promossa dai comitati che si sono battuti per il "no" al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che hanno lanciato un appello per costruire una sinistra unitaria. Sarà quindi l'antipasto di ciò che accadrà il primo luglio. Per il giorno precedente, il 17 giugno, la nascente lista progressista sta organizzando bus e treni da tutta Italia diretti al corteo indetto dalla Cgil contro la reintroduzione dei voucher. "Non sarà una passerella di parlamentari, il nostro popolo sarà presente e si capirà bene quali sono le nostre priorità programmatiche", spiega D'Attorre.

E proprio il rapporto con il sindacato, Cgil e Fiom di Maurizio Landini, è uno dei punti centrali della piattaforma politico-programmatica della lista progressista, in contrapposizione con il Pd renziano sempre più in contrasto con le organizzazioni sindacali. Ma non finisce qui. In vista delle elezioni politiche verrà trovata una forma di legittimazione popolare, in sostanza le primarie, per scegliere il leader, la squadra di governo, i candidati in Parlamento e per approvare la proposta programmatica da presentare al Paese. I tempi sono strettissimi e, qualora si votasse già a fine settembre, l'iter delle primarie dovrà concludersi tassativamente entro e non oltre l'inizio di agosto. Quanto ai possibili leader, le personalità in campo sono diverse.

Si va dall'ipotesi Pisapia a quella della presidente della Camera Laura Boldrini, ma non è esclusa nemmeno la carta Bersani (quindi l'esperienza di governo) fino alla nuova generazione che si riconosce soprattutto in Speranza. Il punto chiave è la legittimazione popolare, anche perché in Parlamento la sinistra sta contestando proprio l'assenza delle preferenze nella nascente legge elettorale  e quindi non può permettersi di eleggere dei nominati. "Non saremo la sinistra di Turigliatto", scandisce D'Attorre. Che dipinge la lista progressista, facendo un paragone con la Germania, come "il punto di congiunzione tra i socialdemocratici dell'Spd e la sinistra radicale e post-comunista della Linke".

E infine il simbolo e il nome. Al momento non c'è ancora nulla di definitivo, ma si sta ragionando su varie ipotesi "con uno sforzo di fantasia e innovazione". Difficile che ci sia il termine progessista (ricorda Occhetto) ed esclusa la parola Arcobaleno che riporta alla mente il clamoroso flop di Bertinotti. Sarà quindi "qualcosa di innovativo" e, probabilmente, la parola sinistra in qualche modo sarà contenuta nel simbolo e nel nome. Obiettivo, anche se ufficialmente per scaramanzia non si dice, è quello di raggiungere, se non superare, il 10% ed eleggere una settantina di deputati e circa 35 senatori.
 

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pisapia bersanielezioni sinistra





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