Politica
Sinistra Italiana: Bersani e la minoranza Pd con noi. Il progetto
Di fatto D'Alema ha annunciato la scissione nel Pd, non crede?
"Non è che la scissione è l'ora x che avviene in blocco. Una scissione molecolare e diffusa è già avvenuta, tant'è che tantissimi iscritti se ne sono già andati tra cui alcuni parlamentari. Questo processo, come ho sempre detto nei mesi scorsi, è destinato a proseguire e a intensificarsi man mano che si va verso gli appuntamenti elettorali decisivi".
Quali?
"In primo luogo le elezioni amministrative e poi soprattutto il referendum costituzionale di ottobre che sarà il vero spartiacque. Quindi sono convinto che le strade tra noi e buona parte della sinistra Pd si riunificheranno. Ci sono tutte le condizioni perché il progetto di Sinistra Italiana possa vivere con l'apporto di tante nuove forze. E anche per questo motivo abbiamo deciso di tenere molto in là nel tempo il congresso fondativo del nuovo soggetto politico".
Quando terrete il congresso fondativo?
"Lo abbiamo messo a dicembre proprio perché pensiamo che in questi mesi ci saranno tante nuove forze che vorranno accogliere la sfida di una nuova sinistra popolare, di governo e ulivista".
In questa nuova sinistra ci saranno anche Bersani, Cuperlo, Bindi, D'Alema...?
"Lo spero. Ho ascoltato D'Alema al convegno sulla politica internazionale organizzato da Sinistra Italiana. E per i rapporti di amicizia e di stima che mi legano a Bersani e ai compagni della sinistra Pd sono a Perugia ad ascoltare Bersani al convegno della minoranza Pd. Seguo la loro riflessione con grande interesse non solo per i rapporti di amicizia tra di noi ma anche perché politicamente sono convinto che ci possa essere uno sbocco comune".
Il vostro progetto è quello di una Siryza italiana?
"Non credo all'importazione di modelli stranieri, ogni paese ha la sua specificità. Non abbiamo bisogno di un partitino di sinistra radicale ma di una grande forza larga che dia casa a un popolo di Centrosinistra che oggi non ce l'ha. Allo stesso tempo penso che occorra anche una profonda discontinuità programmatica rispetto a errori che il Centrosinistra ha compiuto negli anni scorsi già prima dell'arrivo di Renzi".
Con voi potrebbe esserci anche Romano Prodi?
"Non credo che sia interessato a un ritorno alla politica attiva".
E Maurizio Landini?
"Sicuramente sarà un interlocutore importante anche se credo che in questo momento lui sia più concentrato sull'impegno sindacale".
Il leader potrebbe essere Roberto Speranza?
"Il leader lo decideremo al congresso. Mi pare che Speranza si stia candidando a svolgere un ruolo nel Pd. Mi pare che al momento la sua prospettiva sia quella di fare una battaglia ancora dentro il Pd".
Nel vostro progetto ci sono anche Rifondazione Comunista e i Verdi oltra a Sel?
"Molti di Rifondazione stanno già aderendo, poi c'è il partito in quanto tale che ancora non ha deciso lo scioglimento. Io mi auguro che anche Rifondazione possa riflettere sugli errori che tutti abbiamo compiuto negli scorsi e decidere di mettere le sue forze a disposizione di un progetto più ampio che naturalmente deve avere il segno di una sinistra non di testimonianza ma che vuole governare il Paese".
E i Verdi?
"Non so bene quale sia la loro articolazione politica, però sicuramente il tema dell'ambientalismo come tratto non marginale ma centrale di una nuova politica economica sarà centrale per Sinistra Italiana. Tant'è che una delle quattro campagne tematiche che abbiamo deciso all'assemblea di febbraio riguarda proprio il tema della riconversione ecologica".
La battaglia sarà per il no al referendum istituzionale, giusto?
"Quella è la battaglia decisiva, poi naturalmente abbiamo anche delle scadenza più immediate e vicine. Spero che i compagni della sinistra Pd battano un colpo da subito anche sul referendum 'no triv' del 17 aprile".
Ma quanti iscritti Pd, in percentuale e in numero, hanno lasciato Renzi?
"La campagna di adesioni a Sinistra Italiana partirà la settimana prossima. Sulla riduzione del numero degli iscritti al Pd i dati sono abbastanza semplici. Fino a qualche anno fa il Pd aveva circa 800mila iscritti, adesso i dati ufficiali parlano di meno di 400mila. Considerando i nuovi ingressi che vengono anche da ambienti un tempo molto lontani, come cuffariani, verdiniani e cosentiniani, è evidente che dei vecchi 800mila iscritti ne sarà rimasto sì e no un terzo. I due terzi degli iscritti tradizionali del Pd nel corso di questi anni se ne sono andati".