Politica
Sorpresa: Renzi ha vinto
Di Onofrio Introna
Roma e Torino ai Cinque Stelle, Napoli a De Magistris, Milano e Bologna al PD per il rotto della cuffia: Renzi sconfitto? Voglio andare controcorrente: Renzi non ha vinto, ma questi risultati sono una vittoria del Renzismo.
Intendiamoci, come capo di partito ha certamente subito la disunità di un PD da cui è riuscito a farsi detestare. E chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Ma come capo del Governo, questi sono gli effetti di una politica di cambiamento che lui ha avviato. Ha voluto rottamare non solo un ceto politico, ma un modo di fare politica: la Raggi e un po’ meno l’Appendino sono esattamente la conseguenza della sua rivoluzione.
Intendiamoci, come capo di partito ha certamente subito la disunità di un PD da cui è riuscito a farsi detestare. E chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Ma come capo del Governo, questi sono gli effetti di una politica di cambiamento che lui ha avviato. Ha voluto rottamare non solo un ceto politico, ma un modo di fare politica: la Raggi e un po’ meno l’Appendino sono esattamente la conseguenza della sua rivoluzione.
Da premier, si è affannato a proporsi come “rottamatore” ed ha in effetti rottamato un modo di fare politica, una vecchia classe dirigente e perfino uno stile, che ora fanno emergere prepotentemente il nuovo in politica. E che nuovo! La romana Virginia, la torinese Chiara, under 40 e addirittura donne. Questa è la vittoria di Renzi.
Se esaminiamo i risultati col dovuto distacco, ci rendiamo conto che vedere elette in due capitali d’Italia due giovani professioniste che non hanno esperienza e che si sono ritrovate all’interno del movimento che gli italiani hanno assunto come antisistema. Alla fine Renzi non può dolersi di quello che lui stesso ha avviato, ma che non ha saputo gestire, perché le due prime cittadine sono l’esito della rivoluzione che non ha saputo legare alla suo nome e al suo partito.
Per le vicende interne al PD, il rottamatore non può ascrivere questo successo alla sua campagna di cambiamento. Ha lanciato il sasso nello stagno, ma il capitano Renzi non è stato capace di governare la sua nave sulle onde che ha scatenato.
Cos’altro ci dicono i ballottaggi? Che il partito erede dei grandi partiti della prima repubblica soffre nelle metropoli, dov’è difficile gestire il rapporto con l’opinione pubblica e non c’è contatto con le grandi masse di elettori. Va meglio nei piccoli centri, dove la stima, la credibilità dei candidati, il buon lavoro dei sindaci scelti dal centrosinistra hanno fatto la differenza, con la conferma in Puglia di Lopane a Laterza, ad esempio e l’elezione di Zaccaria a Fasano, Minerva a Gallipoli, Chieco a Ruvo e Zaccheo a Palo. Dove la stima e lo spessore dei nomi valgono i risultati sono stati positivi.
Capitolo a parte Napoli, dove il centrosinistra non ha compreso il fenomeno De Magistris e si è fatto male da solo, isolando un sindaco che ha dimostrato di sapersi fare apprezzare e sostenere dai cittadini.
Bologna è la Rossa, sia pure a fatica ha confermato la sua storia. Fino a quando?
Per la Sinistra democratica e di governo, la lezione che esce dalle urne impone una riflessione seria, profonda e non rinviabile: basta con le battute al veleno e con le dichiarazioni intrise di rancore. Ricordiamo la saggezza di Nenni: la politica, diceva, non si fa con i sentimenti... figuriamoci con i risentimenti!
Bologna è la Rossa, sia pure a fatica ha confermato la sua storia. Fino a quando?
Per la Sinistra democratica e di governo, la lezione che esce dalle urne impone una riflessione seria, profonda e non rinviabile: basta con le battute al veleno e con le dichiarazioni intrise di rancore. Ricordiamo la saggezza di Nenni: la politica, diceva, non si fa con i sentimenti... figuriamoci con i risentimenti!