Politica

Soumahoro si paragona a Mandela. A Natale il turno di Martin Luther King

Di Giuseppe Vatinno

Nuovo capitolo della saga di Aboubakar

A questo punto il vero mistero è come mai Aboubakar Soumahoro non sia ancora indagato dalla procura competente.

Questi sono anche segnali negativi all’opinione pubblica e a chi crede ancora nella Giustizia, quella con la “G” maiuscola.

Perché una società si basa proprio sulla certezza della Giustizia e se la gente si accorge che è possibile violare la legge impunemente ebbene quella società crolla.

La vicenda è analoga, per certo versi, all’incredibile scandalo scoppiato all’Unione Europea. Se si vuole che la legittimità delle istituzioni sia ancora percepita occorre agire ed in fretta.

Aboubakar Soumahoro sembra non accorgersi della gravità della situazione in cui si è cacciato e invece di dimettersi prontamente dal Parlamento continua a proiettare a sé e agli altri il film dell’eroe buono che combatte le ingiustizie del mondo quando proprio la sua famiglia è accusata del contrario. E non lo aiutano certo presso l’opinione pubblica la difesa d’ufficio dei “professionisti dell’anti – razzismo” che cercano e ottengono visibilità difendendolo.

Uno dei campioni di tale sport è ad esempio Iuri Maria Prado che è arrivato a scrivere su Linkiesta:

“che lui o la sua famiglia abbiano fatto qualcosa di sbagliato o perfino illecito a me non interessa più nulla se vedo che si ingrossa quest’aggressione. Un’aggressione che non c’entra nulla con la ricerca della verità ma soprattutto – non voglio dire soltanto, ma soprattutto – c’entra con il colore della pelle di chi la subisce”.

Quindi a Prado non interessa nulla se si sono commessi illeciti, per lui l’immunità è data dal colore della pelle in una sorta di clamoroso razzismo alla rovescia.

Altrove scrive che “il caso è montato perché è negro”. Proprio così. A parte la balordaggine del ragionamento utilizza pure l’aggettivo “negro” che proprio i signori del politically correct hanno bandito a livello mondiale, ma evidentemente lui ha un particolare lasciapassare nell’utilizzarlo.

Non sfugge poi che Soumahoro è un personaggio costruito artificialmente negli oscuri e untosi antri radical chic progressisti. Infatti Diego Bianchi, spadaccino di Testaccio in arte “Zoro”, ebbe a dire sempre in un meritorio video recuperato da Striscia la Notizia che “la costruzione di una leadership è difficilissima” e insieme a Marco Damilano lo presentarono poi al Papa salvo poi mollarlo brutalmente allo scoppiare dello scandalo.