Politica

“Stop autopsie, scienza imbavagliata”. Interrogazione al Parlamento europeo

di Paola Alagia

Parla l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, presidente onorario della Società italiana di Medicina Legale Contemporanea

Il testo dell'interrogazione presentata al Parlamento europeo da Luisa Regimenti

Detto e fatto. Aveva annunciato che avrebbe interessato il Parlamento europeo per accendere i riflettori sulla questione delle autopsie, sconsigliate se non addirittura vietate in diversi Stati membri durante questa pandemia da Covid-19, e non ha perso tempo. Proprio ieri pomeriggio Luisa Regimenti ha depositato sul tema una interrogazione ad hoc. L’europarlamentare della Lega, che tra l’altro è presidente onorario della Società italiana di Medicina Legale Contemporanea e che da medico legale ha eseguito importanti esami autoptici - è stata lei ad occuparsi dell’autopsia di Pino Daniele ma anche dei rilievi che hanno poi portato alla condanna all’ergastolo di Oseghale nel caso di omicidio della giovane diciottenne romana Pamela Mastropietro - ha quindi deciso di interrogare la Commissione europea per sapere come intende “incoraggiare nel concreto la pratica dell'autopsia come strumento di indagine e sostenere così la comunità scientifica nella definizione di un trattamento efficace per ridurre la mortalità da Covid-19”. Non solo, ma nel documento che Affaritaliani.it ha visionato, si chiede alla Commissione anche se intenda “nell’ambito del Programma salute incentivare le autorità sanitarie nazionali a migliorare le condizioni in cui i medici legali e il personale competente operano le necessarie attività autoptiche”. Quesiti che scaturiscono in larga parte proprio dalla gestione italiana degli esami autoptici e quindi dalla ormai famosa circolare della Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Dicastero della Salute che Affaritaliani.it ha pubblicato in esclusiva. Regimenti, infatti, contattata dal nostro giornale, non nasconde la sua irritazione e incredulità per le raccomandazioni a non procedere “all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero e sia se deceduti presso il proprio domicilio”, contenute nel documento: “Questa circolare ancora in vigore, in estrema sintesi, è segno dell’improvvisazione al potere”.

Regimenti, cosa vuole dire?
Si tratta di un provvedimento frutto d’incompetenza in questa materia specifica. Se a redigere la circolare fosse stato un esperto, infatti, le cose sarebbero andate diversamente perché, di certo, non avrebbe trascurato l’importanza delle autopsie ed il fatto che esse siano un atto dovuto e necessario. A maggior ragione di fronte a un virus sconosciuto. Ma c’è dell’altro.

Che cosa?
Dalle autopsie sarebbero emersi dati rilevanti che avrebbero aiutato la comunità scientifica a fare luce più velocemente sul coronavirus. E invece si è scientemente deciso di mettere il bavaglio alla scienza.

E’ un’accusa forte. In realtà, come hanno spiegato dal Ministero della Salute, non sono stati opposti divieti agli esami autoptici, ma solo raccomandazioni a tutela della salute degli stessi operatori.
E’ strano, oltre che offensivo, dubitare di un medico legale. Si è umiliata un’intera categoria. Si tratta di specialisti che hanno fatto studi molto seri, hanno stazionato nelle facoltà di Medicina dieci anni. Non scherziamo: un medico legale sa cosa fare per non infettarsi. E poi il sistema di trasmissione del virus avviene da vivo e non da morto. L’amara verità è un’altra.

Quale?
E’ stata fermata la scienza. Se non fosse accaduto si sarebbero potuti evitare molti decessi. Proprio da una delle 17 autopsie che si sono svolte, infatti, erano state rilevate micro trombosi. La priorità era quindi sciogliere i trombi e cioè curare la causa e non il sintomo dell’insufficienza polmonare, come poi, con ritardo, si è compreso. Ecco perché le terapie intensive si sono svuotate. Intanto, quanti milioni di respiratori sono stati comprati che non servono a niente?

Insomma, la circolare è stata un grave errore?
Non aveva ragione di esistere. Questo governo, oltre a non aver fatto ciò che doveva fare, ha fatto quello che non doveva fare, ostacolando una più rapida gestione della malattia. Il messaggio che doveva arrivare dallo Stato era: vi forniamo gli strumenti e le attrezzature. E invece, è arrivato un invito a non lavorare. Ma il danno più grave sa qual è?

No, lo spieghi lei.
E’ molto semplice: sono stati lesi diritti inalienabili perché ogni cittadino ha diritto alla diagnosi, alla cura, ma anche, una volta deceduto, a una diagnosi post mortem che oggi è impossibile. Visto che molti cadaveri sono stati cremati, non ci sarà nessuna riesumazione e nessun conseguente esame autoptico. L’autopsia, infatti, era un esame unico e irripetibile. Ecco perché tutte le associazioni di medici legali sono giustamente indignate. E’ stato impedito loro di lavorare. Io stessa avevo dato la mia disponibilità alla Medicina legale di Tor Vergata ad eseguire autopsie.

E invece?
Molto semplice: le autopsie sono state sospese. Ma il paradosso è che da una parte sono stati disincentivati gli esami autoptici e dall’altro le società di pompe funebri si sono ritrovate a dover lavorare senza dispositivi di sicurezza. In Regioni come il Lazio, per esempio, non sono state emanate direttive per lo smaltimento delle salme.

Che cosa si aspetta adesso?
Spero che, come chiedo nell’interrogazione, si riesca ad incoraggiare concretamente la pratica delle autopsie come strumento d’indagine e sostenere la comunità scientifica nello studio. Ma mi auguro anche che l’Ue decida di destinare parte del Fondo sanitario europeo plus per migliorare le condizioni di lavoro dei medici legali. Che operano dietro le quinte, ma svolgono un ruolo decisivo e possono dare un aiuto concreto in questa emergenza. Proprio quello che il ministro Speranza non ha compreso.