Politica
Taglio delle tasse e disoccupazione? Nessuno che ci pensa davvero in Italia...
Quando ero ragazzo la mia ammirazione andava al grande Augusto Guerriero (“Ricciardetto”) perché, su ogni fatto o situazione, partiva dai dati certi e ne traeva le conseguenze inevitabili. Ma soltanto quelle.
Negli anni recenti ho riportato la mia stima su George Friedman, che aveva fondato una famosa rivista di geopolitica (Stratfor) e che sembrava seguire il metodo di “Ricciardetto”. Addirittura, era talmente legato ai fatti, da sostenere che la geografia è perfino più importante della politica, nel senso che è la geografia, ed evidentemente anche la geografia economica, che guida la politica.
Nutrito di queste idee, si comprenderà come sia infastidito dall’attuale pubblicistica, fatta di voci di corridoio, cronache di battibecchi, promesse inconsistenti, previsioni azzardate, certezze immaginarie, prediche supponenti e totalmente inutili. In tutto questo non riesco a vedere fatti. E per me i fondamentali sono due, il debito pubblico e la volontà degli attuali parlamentari di non far cadere il governo per non andare loro a casa. Il resto è bla bla. E poiché quei due dati sono stati già ampiamente illustrati, Ricciardetto non ne scriverebbe.
Si parla tanto di come l’Italia spenderà i soldi che ci farà prestare l’Europa – se e quando arriveranno – ed io non leggo una riga. Da un lato perché non crederei una parola di ciò che leggo, dall’altro perché la tradizione italiana, in materia, è talmente spaventosa che preferisco non farmela tornare in mente. Altro dilemma che attanaglia molti ma non me: Conte resisterà a Palazzo Chigi? Lo stimo così poco, che la notizia in fondo non m’interessa. M’interessa il campanile della chiesa, non la banderuola che c’è sopra.
Che altro c’è da dire? Non molto, se non che l’Italia si è avvitata sempre più strettamente nei propri difetti, ed io non so proprio come ne uscirà. Certo non con i discorsi che si leggono sui giornali. Il cinismo nazionale è divenuto una nebbia così fitta da non permettere di vedere neanche a un metro o, più esattamente, a un mese di distanza. Tutti – incluso il governo – si comportano da passeggeri, pensando che la responsabilità di guidare sia di qualcun altro. L’unico difetto di questo atteggiamento è che alla guida non c’è nessuno. Si va avanti per inerzia, e poco male se, a quanto dicono i competenti, presto non ci saranno più nemmeno le rotaie.
Ogni giorno sento parlare di ripartenza, di rilancio, di ripresa, dei mille sinonimi che inventa l’ottimismo, e non riesco a prenderli sul serio. Come dice un proverbio inglese, you can’t teach an old dog new tricks, non puoi insegnare ad un vecchio cane nuove prodezze. I politici italiani sono più o meno tutti di sinistra; più o meno tutti sono per i sussidi e non per le imprese; più o meno tutti sono per la stabilità degli occupati e per il disinteresse riguardo ai disoccupati; nessuno si interessa seriamente di abbassare il costo del lavoro; nessuno pensa di tagliare le spese dello Stato, come premessa per il taglio delle tasse; tutti sono per lo Stato che spende più di quanto incassa, e poco male se si dilata ancora il nostro mostruoso debito pubblico. Chissà quanto a lungo potrei continuare. Quanto è probabile che questo atteggiamento cambi?
Mi sembra di avere a che fare con una persona cara ammalata di cancro. Nessuno più di me vorrebbe che guarisse, ma i medici scuotono tutti la testa. E dovrei leggere quello che Di Battista dice di Luigi Di Maio o viceversa?
È vero che il treno, pure senza nessuno alla guida, è arrivato sin qui, ma sin dove potrà andare, in queste condizioni? Ciò che è avvenuto in passato, in certi casi, non è gran che, come garanzia. Io, per esempio, da quando son nato, non sono mai morto.