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Politica
Tav, ma quale rissa Lega-M5S. La way-out è già pronta. Eccola
Foto: LaPresse

Ma quale rissa. Ma quale crisi di governo (ventilata da qualcuno delle opposizioni). Sulla Tav, nonostante i botta e risposta tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, la soluzione c'è già. Matteo Salvini visita il cantiere di Chiomonte e afferma: "Io sono per andare avanti, saremmo gli unici a fermarci". Ribatte Luigi Di Maio: "Non vado in cantiere perché non c'è niente da vedere". Ancora più netto il 5 Stelle Di Stefano: "Non si farà". E ovviamente tutti a parlare di lite, scontro e addirittura di esecutivo a rischio. Prima di tutto, sia il Carroccio sia i grillini assicurano categoricamente che "non ci sarà alcuna crisi di governo". "Non ci sono pericoli sull'immigrazione, figuriamoci se andiamo a casa sull'Alta Velocità", fanno sapere dalla Lega. E comunque, secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti qualificate della Lega, la way out (divisa in due ipotesi) c'è già per superare lo stallo. La soluzione 'light' prevede un'intesa nel governo sulla modifica dei lavori in Val Susa con la revisione dell'esecuzione della Tav. Cambiamenti "sostanziali" e "non di facciata" al progetto della Torino-Lione che porterebbero ad un risparmio stimato tra uno e due miliardi di euro. Soldi che poi l'esecutivo girerebbe a favore di interventi a Matera, uno dei bacini elettorali del M5S.

In questo modo Salvini sarebbe soddisfatto e potrebbe affermare che la Tav va avanti e Di Maio comunque direbbe che ha imposto una revisione del progetto iniziale con un risparmio di soldi (da spostare anche per la sistemazione di strade, ponti e reti ferroviarie). Però c'è anche una soluzione 'hard' nel caso in cui non ci sia accordo nel governo. Se il ministro Danilo Toninelli dovesse confermare la sua posizione intransigente, con l'analisi costi/benefici che boccia la Tav, il passaggio successivo sarebbe quello del voto in Parlamento per fermare i lavori. Ma visto che l'unica forza politica contraria alla Torino-Lione sono i grillini, per evitare una bocciatura clamorosa in Aula (che quella sì avrebbe ripercussioni sull'esecutivo) proprio i 5 Stelle sposerebbero l'idea del referendum popolare. Una consultazione da tenersi solo in Piemonte, già annunciata dal Governatore Chiamparino, che - sondaggi alla mano - quasi certamente vedrebbe il successo del sì. A quel punto Di Maio, che ha sempre portato in auge la democrazia diretta - non potrebbe che accettare il responso delle urne assecondando la volontà popolare espressa democraticamente nelle urne. Insomma, la maggioranza litiga ma la way out è già pronta.

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