Politica
Scherzo telefonico alla premier, Mantovano si è "melonizzato"
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio abbandona la posizione istituzionale
Alfredo Mantovano "melonizzato", dopo la telefonata fake non ne esce benissimo
L'incidente "diplomatico" a Palazzo Chigi ai danni della premier Meloni ha avuto un impatto tale sulla sua reputazione politica che l'eco non poteva che, inevitabilmente, riverberarsi anche sui suoi "fedelissimi". Primo tra tutti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che giorni addietro, ha tentato di dissimulare la "falla" nel sistema di controllo difendendo la tesi di una Giorgia Meloni "onnisciente" al telefono con i due comici russi, prima di essere sbugiardato in diretta su Otto e mezzo, in cui uno dei due autori burloni ha ammesso candidamente di aver portato avanti la chiamata per oltre mezz'ora senza sapere bene come concluderla visto l'incalzare degli argomenti da parte della premier.
Questo ha dimostrato senz'altro la devozione del sottosegretario - sulla cui nomina non avrebbero scommesso in molti al tempo - al punto tale da essere considerato ormai un politico "melonizzato", come lo definisce il report a lui dedicato dal sito di informazione Dagospia, che, per prima cosa, ne traccia un ritratto "ante e post Meloni".
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Vedovo, tre figli, ex magistrato, è stato parlamentare di An e sottosegretario all’Interno nei governi Berlusconi II e IV nonché “montiano” dell’allora Pdl (così detto dal giorno del dicembre 2012 in cui, a differenza del Cav., Mantovano votò la fiducia al “tecnico” Mario Monti). Raccontato come “esperto conoscitore della macchina governativa”, gli apparati dello Stato puntavano molto sul buon senso istituzionale di Mantovano per arginare le estremizzazioni.
Un lampante cambio di casacca - prosegue Dagospia - è avvenuto proprio ieri quando Piantedosi ha deciso di affidare la gestione dell'emergenza immigrazione al prefetto Laura Lega. La stessa che 7 anni fa, febbraio 2016, in piena emergenza immigrazione, Matteo Salvini apostrofò rudemente: "Vai a casa e cambia lavoro".
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Così Mantovano è stato poi incalzato ulteriormente dal Fattoquotidiano.it: “Su Radio24, descrive la vicenda come una trappola di intelligence architettata da Mosca e abilmente schivata dalla capa del governo: “C’è stato un tentativo di farle fare qualche errore di comunicazione che invece non c’è stato, perché Meloni dice in privato le stesse cose che dice in pubblico”, afferma.
Silenzio assordante - scrive ancora Dagospia - sull’altro tema della conversazione telefonica: il rapporto dell’Africa con la Francia sulla rivolta nel Niger, durante il quale la premier non ha risparmiato stoccate contro l’alleato europeo Macron. A Parigi sanno che mettere in campo l’ennesimo scontro franco-italiano, non porterebbe in questo momento a nulla di buono. Macron lo tirerà fuori al tempo debito. Magari in Commissione europea.
Insomma, un quadro tutt'altro che lusinghiero ritrae al momento Giorgia Meloni e il suo seguito politico.