Politica
Tito Boeri vuole fare il segretario del Pd?

Boeri, come Carlo Calenda, alla ricerca di visibilità
In questi giorni tiene banco il protagonismo del presidente dell’Inps Tito Boeri che da tempo “fa politica” dal più alto scranno della gestione pensionistica italiana.
Boeri, giova ricordarlo, è stato per anni direttore della fondazione Debenedetti ed è stato messo alla prestigiosa presidenza da Matteo Renzi.
Boeri ormai duella giornalmente con il governo -“Di Maio perde contatto con la crosta terrestre”-, dando, tra l’altro, una immagine opaca e destabilizzante dei poteri statali in Italia, il che non fa affatto bene quando basta uno starnuto per alzare lo spread.
L’ultimo motivo del contendere è il Decreto Dignità del ministro Di Maio e la stima della perdita di 8.000 posti in 10 anni. Stima che pare uscita dall’Inps e che ha provocato il risentimento governativo con conseguente diatriba sull’opportunità che Boeri resti al suo posto.
Ma chi ci ricorda questo comportamento a dir poco spumeggiante, frizzante, maschiamente volitivo? Ma quello di Carlo Calenda naturalmente. L’ex ministro dello Sviluppo Economico che da iperliberista si trasformò in “comunista” con la k, mettendo in ombra addirittura il percorso “marxista” di Bruno Tabacci.
Dunque un dubbio, come dire, sorge spontaneamente: ma non è che Boeri ha fatto un pensierino, o magari un pensierone, al Partito democratico che è ormai ad alta soglia di contendibilità?
Tanto protagonismo liberal da sinistra è francamente sospetto e travalica la normale dialettica tra un altissimo dirigente dello Stato e il governo.
Considerando che Renzi da tempo pensa di farsi un suo partito l’ipotesi acquista ancora maggiore consistenza ed allora sarà derby tra Boeri e Calenda.
Certo che al nipote di Comencini non gliene va bene una, pure il campo degli outsider comincia ad essere troppo frequentato e più tempo passa e più gente si metterà in fila.