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Mef, non c'è Tria per gatti. Richieste chiarimenti dei giornali sono legittime

Mef, non c'è Tria per gatti. Le richieste di chiarimenti del M5S e dei giornali al ministro sono legittime. Intimidazioni? Cosa dovrebbe dire Trump?

Mef, non c'è Tria per Gatti. Le richieste di chiarimenti del M5S e dei giornali al ministro sono legittime, non “intimidazioni” e "attacchi personali". E allora, in America, cosa dovrebbe dire Trump ?

Pietro Mancini

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ieri, ha detto al Corriere della Sera: 

«Spazzatura contro di me, ma l’intimidazione non passa. Ho subito un attacco sul piano personale. Mi chiedo chi  passa ai giornalisti queste cose».

Sollecitare il titolare, pro-tempore, del ministero più importante del “governo del cambiamento” a chiarire alcuni aspetti della sua attività,  a  diradare le zone d’ombra su eventuali conflitti di interessi e allontanare i sospetti di familismo non è “intimidazione”.

Le decisioni, le nomine vanno messe in chiaro e non si deve gridare al “gombloddo”, bensi' spiegare tutto, al premier, agli alleati, al Parlamento, ai media, senza vittimismi ( Il ministro, secondo il "Corriere della Sera", "è furioso per come sia stata coinvolta la sua famiglia”). 

La democrazia italiana, non solo l’attuale esecutivo, si rafforza, se i governanti cancellano i dubbi su scelte non trasparenti e spazzano via gli aspetti opachi.

 Le sollecitazioni dei partiti della maggioranza e dei giornali sono legittime. Non vanno bocciate come “attacchi personali alla famiglia di Tria”.

Se il ministro guardasse oltre Oceano, a Washington, dovrebbe ammettere che Donald Trump, dall’insediamento alla Casa Bianca in poi, è stato, e continua ad essere, sulla graticola, per tutta la sua attività, anche per quella precedente alla candidatura, persino per i regali alle sue ex amanti. Il Presidente polemizza, verga tweet di fuoco contro gli avversari, replica agli attacchi. Ma, certo, non si sogna di contestare il diritto del Senato, dei democratici e dei media, di "mordergli le caviglie", di controllare la correttezza dei suoi atti e delle nomine dei suoi collaboratori, tra cui alcuni familiari, come la figlia e il genero.