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Politica
Trump e Berlusconi. Una inattesa chance per il centrodestra italiano

Di Giuseppe Vatinno

La vittoria di Donald Trump costituisce una vera e propria “rivoluzione” mondiale che segue e completa la Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea. Si tratta di una rivoluzione perché cambia profondamente e drasticamente i valori stessi dell’occidente riportandoli indietro al periodo che precede l’avvento di John Fitzgerald Kennedy come 35° Presidente degli Usa.

Tutto, a guardare bene, è iniziato da lì. Un coacervo di finti valori morali, di belle frasi ad effetto, di buoni propositi di amore e pace verso l’intera umanità che ha portato il mondo più volte sulla soglia della Terza Guerra mondiale, quella atomica, quella definitiva.

Kennedy ha di fatto avvelenato le fonti dell’Occidente ponendo le basi per l’attuale sconquasso mondiale: globalizzazione selvaggia, immigrazione sregolata, potere della finanza sull’economia reale, guerre aggressive compiute dagli Usa in nome del suo essere ”gendarme nel mondo” (un vero mantra dei Democratici Usa).

Pochi sanno che la crisi del 2008 che ci ha rovinati è frutto della de regolarizzazione voluta dall’allora Presidente Democratico Bill Clinton che ha dato il via alla speculazione della Banche nei mercati finanziari.

Se fosse stata eletta la moglie, Hillary Clinton, avremmo rischiato seriamente un nuovo conflitto mondiale con la Russia di Putin ed anni di finanza selvaggia sulle spalle della classe media mondiale.

Se fosse stata eletta la moglie di Clinton gli Usa avrebbero impedito di far piazza pulita dell’ Isis (con cui hanno giocato un’ambigua partita) alla Russia, stroncando così il terrorismo. Invece i Repubblicani sono diversi; non perché più “buoni” ma solamente per convenienza perché non vogliono guerre in nome di uno stucchevole pacifismo di maniera ma perché le guerre costano e loro -giustamente- sono stufi di tirare fuori i soldi per gli europei.

Patetici poi i vertici della Nato e della Ue che sono accorsi prontamente al leccaggio di Trump dopo averlo insultato per tutta la campagna elettorale; paura della disoccupazione, evidentemente. Ma veniamo alle cose nostre. Ora il centro - destra italiano ha a disposizione una incredibile opportunità rinascita e ricrescita politica.

La vittoria di Trump infatti è la vittoria della rivoluzione liberale con cui Berlusconi conquistò il potere nel 1994 ma che poi si perse per la strada degli accordi con i moderati come Casini e compagnia bella. Il popolo di destra non voleva e non vuole questo.

Berlusconi aveva un programma iniziale che per molti versi (anche quelli più controversi) ricordava quello attuale di Trump; ora una nuova fase è possibile spostando però l’asse verso un accordo con la Lega di Salvini e con Fratelli d’Italia della Meloni. Berlusconi e Trump sono due imprenditori e il loro profilo professionale è identico: sfide impossibili proprio per queste vinte. Il primo in campo principalmente televisivo il secondo in quello immobiliare.

Quello che è avvenuto negli Usa ci dice che la destra c’è ma che occorre recuperare i vecchi valori di Berlusconi ed unirli a quelli nuovi di Salvini per una nuova coesione in un patto politico che potrà sfidare con probabilità di successo il potere di Renzi. Per fare questo però occorre che Berlusconi lasci perdere improbabili inciuci “nazareni” se vincerà il No al referendum; quello sarebbe solo un piatto di lenticchie mentre la partita è molto più ricca: la riconquista del potere nazionale.

Occorrerà lavorare ad una intesa e ad un riavvicinamento tra Berlusconi e Salvini su posizioni però non moderate; Forza Italia deve lasciare la coabitazione in Europa con la Merkel e riappropriarsi della sua autenticità politica perché questa volta si vince a destra e non al centro.

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