Politica
Vannacci demolisce il piano di riarmo di Ursula: "Erode sovranità". Punto per punto le "follie europee da eliminare"
L'europarlamentare della Lega ad Affaritaliani.it

"Da cancellare e da ripensare un eventuale rilancio dell'economia in settori che sicuramente sono più aderenti alle necessità degli europei: sanità, sicurezza interna, lavoro, ricerca, pensioni, infrastrutture, energia, abbassamento della pressione fiscale"
"Il “Rearm Europe”, già ridenominato “Readiness 2030”, pur ventilando l’ambizione di aumentare il peso strategico/militare degli stati membri, rischia di erodere sovranità, accentuare disuguaglianze e favorire pochi, senza una minaccia concreta a giustificarne l’attivazione. Il progetto è da cancellare o da cambiare nei suoi tratti essenziali non solo nel merito, perché non vi è nessuna esigenza di un riarmo così poderoso, ma anche nel metodo, perché non vi è alcuna urgenza nel realizzarlo". Lo afferma ad Affaritaliani.it l'eurodeputato della Lega Roberto Vannacci.
Che spiega nel dettaglio: "La minaccia immediata infatti non c'è per i seguenti motivi:
• Assenza di invasione: Non ci sono prove di un’aggressione imminente contro l’Unione Europa.
• Improbabile disimpegno NATO: gli Stati Uniti, nonostante le esternazioni di Donald Trump, hanno incrementato la presenza militare in Europa orientale nel 2024, con 20.000 truppe aggiuntive in Polonia e Romania.
• Spesa già elevata: gli stati membri dell’Unione hanno speso 326 miliardi di euro in Difesa nel 2024 (a fronte dei 140 spesi dalla Russia), la UE ha un PIL di circa 20 trilioni di dollari contro i 2 trilioni della Russia (World Bank, 2024), l’Europa gode di un vantaggio economico e demografico schiacciante, con una popolazione di 450 milioni di abitanti contro 145 milioni della Russia.
• La capacità della Russia di invadere i paesi dell’Unione è inoltre limitata. Fonti occidentali stimano che in tre anni di conflitto in Ucraina il Cremlino abbia consumato il 40% delle sue risorse militari, perdendo quasi 800 mila soldati, tra morti e feriti, e oltre 2.000 carri armati".
"Inoltre - spiega Vannacci - il ricorso al debito comune per finanziare il Readiness 2030 presenta rischi sistemici che potrebbero minare la stabilità economica europea. In particolare: centralizzare il debito a livello UE riduce l’autonomia fiscale e strategica degli Stati membri; I 150 miliardi di euro di debito comune, pur distribuiti tra i 27 membri, graveranno sui bilanci futuri; Paesi con debiti elevati, come l’Italia (135% del PIL) o la Grecia (165%), rischiano di vedere peggiorare la loro sostenibilità finanziaria.
La parte del debito a carico dei singoli stati (650 miliardi) peggiora la situazione in quanto: Stati come Italia (debito/PIL al 135%), Portogallo (120%) e Spagna (115%) potrebbero dover tagliare investimenti in settori chiave come sanità e istruzione per rispettare gli impegni del piano; Paesi più ricchi, come la Germania (debito/PIL al 60%), possono assorbire i costi senza sacrifici significativi, mentre nazioni meno abbienti rischiano di rimanere indietro; Forzare Stati indebitati a sostenere ulteriori spese senza una crescita proporzionale potrebbe innescare una crisi del debito sovrano simile a quella del 2010, con conseguenze devastanti per l’Eurozona".
"In sintesi: da cancellare e da ripensare un eventuale rilancio dell'economia in settori che sicuramente sono più aderenti alle necessità degli europei: sanità, sicurezza interna, lavoro, ricerca, pensioni, infrastrutture, energia, abbassamento della pressione fiscale", sottolinea Vannacci.
"Invece di inventare emergenze travestite da invasioni belliche e di pensare ad armi e missili con l'unico scopo di ingoiare la sovranità degli stati membri e fare gli interessi di singoli stati l'Unione europea dovrebbe pensare agli interessi e al benessere dei popoli europei. Dovrebbe sburocratizzare la tecnocrazia di Bruxelles e smantellare le assurde e scellerate politiche che ci hanno fatto precipitare in una crisi acutissima: green deal, case green, auto green, Patto di Stabilità, tasse su anidride carbonica, legge sul restauro della natura, legge sulla deforestazione, abiura dei combustibili fossili, rinuncia all'industria pesante, smantellamento della manifattura europea, limitazione alla produzione di materie plastiche e folli regole sui trasporti, rinuncia al petrolio, gas e materie prime provenienti dalla Russia", conclude l'europarlamentare leghista Vannacci.
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